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I numeri più strani del mondo del calcio

Calcio Operazione Nostalgia 21/06/2022

Senza particolari colpi di genio, attingiamo a piene mani fra le pieghe di un capolavoro cinematografico mutuato ormai dalla cultura cosiddetta pop, assurgendo allo status grande ed incontestabile verità. La pellicola è quella di Amici Miei ed il riferimento, ci perdoneranno Pietro Germi e Mario Monicelli, lo trasliamo e lo virgolettiamo quando ci si chiede cosa sia il genio.

«Che cos’è il genio? È fantasia, intuizione, decisione e velocità d’esecuzione».

E se il gioco del calcio è un gioco, allora anche ai protagonisti tocca giocare. E non necessariamente soltanto con il pallone. Tra filastrocche, poliglottismi e curiosità del destino passiamo in rassegna alcuni dei numeri di maglia più geniali di sempre. Scherzi del destino, scelte ardimentose o semplicemente voglia di leggerezza.

Quella che, talvolta, manca davvero tanto al mondo del pallone che rotola e ci fa palpitare il cuore.

Abbiamo effettuato, dunque, una selezione degli “accoppiamenti” fra nome e cognome più simpatici ed estrosi che si ricordino da quando la numerazione fissa ha fatto la comparsa sulle maglie dei calciatori. In quasi trent’anni d’imprese, impossibile non ricordare tutti questi funamboli dell’accoppiamento geniale, appunto, fra numero e nome (o cognome).

 

0 – Hicham ZEROUALI

Di certo il nome di Zerouali non sovviene agli aficionados del futbol quando c’è da enunciare quali siano stati i talenti più cristallini che abbiano mai messo piede in Europa. Ciò non accade, invece, quando si parla di eccentricità. Ebbene sì perché Hicham si è fatto sicuramente notare quando, all’epoca della sua militanza con l’Aberdeen, decise di sfoggiare un iconico e didascalico numero 0 sulla sua maglia, per “far scopa” con le prime quattro lettere del suo cognome. L’idea fu molto apprezzata dai tifosi scozzesi, meno dalla federazione che costrinse l’attaccante marocchino ad effettuare un cambiamento e a mandare il numero zero in soffitta. Sebbene non avesse lasciato una grandissima impronta dopo il suo passaggio in Europa, ha lasciato turbati la notizia improvvisa della sua morte, nel 2004, a causa di un incidente stradale nelle strade della sua Rabat all’età di ventisette anni.

 

1 – Jonathan DE GUZMAN

Se in molti ricordino le numerazioni bohemien viste durante i Mondiali degli anni ’70 e ’80, durante i quali molte federazioni procedettero all’assegnazione dei numeri dall’1 al 22 in base all’ordine alfabetico – si spiegano così l’iconico numero 1 di Ardiles con la Seleccion, la 5 di Fillol e la mitica 8 di Jongbloed, rispettivamente portieri di Argentina e Olanda – non molti si ricorderanno della bislacca scelta del calciatore olandese di origini canadesi con un trascorso in Italia tra il 2014 e il 2017. Dopo la prima stagione con il Napoli, infatti, De Guzman finisce ai margini del progetto di Maurizio Sarri ed è costretto ad andare lontano dal capoluogo partenopeo per giocarsi le proprie chance: prima finisce al Carpi, nella stagione successiva, invece, sbarca al Chievo Verona e sceglie la maglia numero 1, dichiarerà lui, per “ricominciare”. Tuttavia, l’attesa sarà vana e la stagione coi clivensi sarà al di sotto delle aspettative. Ciononostante, De Guzman sarà per sempre ricordato come il primo giocatore di movimento nella storia della Serie A ad aver indossato un numero originariamente pensato per i suoi colleghi portieri.

 

5 – Stefano SENSI

Il talentuoso quanto fragile centrocampista è noto soprattutto per i fasti vissuti con la maglia del Sassuolo. Le sue prestazioni qualitativamente altissime, infatti, gli hanno consentito di debuttare con la nazionale maggiore di Roberto Macini, oltreché di vestire la maglia di un club di primo piano come l’Inter. Tuttavia, i più “ferrati” nel calcio di provincia ricordano senza ombra di dubbio che il ragazzo di Urbino, durante la sua stagione fra i cadetti con la maglia di Cesena, ha scelto di farsi notare anche per il numero sulla maglia, vestendo la maglia numero 5. Ça va sans dire. Un abbinamento che, comunque, gli ha portato fortuna e consentendogli di sbarcare prontamente in Serie A grazie all’interessamento del Sassuolo. Quella che, ultimamente, gli manca un po’ e che gli auguriamo di ritrovare quanto prima.

 

5 – Yado MAMBO

Ognuno ha una canzone che si sente cucita addosso. D’amore, profonda, melensa, rock, scapigliata. Come la si preferisce. Ma in un modo o nell’altro la si sente propria. In altre occasioni, invece, ci pensa il destino a tatuartela addosso. Ed è proprio quel che hanno pensato i tifosi dell’Ebbsfleet Town quando nel 2013 la società ha tesserato il difensore, allora ventiduenne, Yado Mambo. L’occasione era servita su un piatto d’argento. Quale migliore occasione per celebrare il Mambo Number 5 di Lou Bega che ha “allietato” l’estate del 1999 ai quattro angoli del globo? Per fugare i dubbi del ragazzo, i tifosi hanno promesso l’acquisto di un gran quantitativo di maglie se il ricavo fosse andato in beneficenza: con il placet del club, le maglie di Yado – puntualmente salutato con un Mambo Number 5 dagli altoparlanti degli stadi – sono letteralmente andate a ruba.

 

7 – Luis Carlos NANI

Succede di trovarsi nel posto giusto, ma al momento sbagliato. È quel che è accaduto a Luis Carlos Almeida da Cunha, al secolo Nani. Un’ala destra che, se non avesse avuto come ingombrante coevo un collega come Cristiano Ronaldo, molto probabilmente, avrebbe avuto un altro tipo carriera. Cresciuto all’ombra del ragazzo-prodigio di Funchal, ne eredita la fascia di competenza – quella destra – con i colori dello Sporting Lisbona, per poi seguirlo al Theatre of Dreams di Manchester e vestire l’amata 17 con su i colori della gloriosa casacca del Manchester United. Tuttavia, seppur in sette stagioni abbia disputato oltre 200 match con la maglia dei Red Devils, anche senza il connazionale sulla fascia, Nani non è mai riuscito a sfondare nel vero senso della parola. Ed è così che dopo un lungo peregrinare tra Sporting Lisbona, Fenerbahçe e Valencia, Nani accetta l’offerta della Lazio nell’ultimo giorno di calciomercato del 2017. Negli obiettivi dei capitolini c’è quello di crescere grazie al suo innesto che garantisce il giusto apporto di esperienza internazionale ed estro. Quando si presenta a Roma davanti ai famelici obiettivi dei fotografi, però, in molti sorridono, spaesando l’esterno portoghese. Per sua stessa ammissione, infatti, Nani ha scelto la maglia numero 7, essendo l’amata 17 già occupata da Ciro Immobile. Chissà se qualche dirigente ha spinto il lusitano ad effettuare quella scelta, ma i sorrisi durano giusto lo spazio di una conferenza stampa. Infatti, la stagione di Nani nella capitale sarà più che deludente e dopo diciotto gare in campionato con tre reti all’attivo, Luis Carlos Almeida da Cunha lascia la capitale italiana senza alcun lieto fine. A differenza di Biancaneve. Quando ci si trova nel posto giusto, ma al momento sbagliato, accade.

 

10 – Cristiano LUPATELLI

Il suo “non taglio” di capelli sarebbe già sufficiente per non farlo passare inosservato. Eppure a Cristiano Lupatelli non basta e quando alla sua porta bussa il neo-promosso Chievo Verona, il portiere che guarda Francesco Antonioli ormai da due anni dalla prospettiva della panchina, non se lo fa ripetere due volte prima di accettare. Dopo la firma sul contratto, la scelta del numero di maglia cadde su un inusuale numero 10 frutto, si dice, di una scommessa con gli amici. Per sua fortuna – e dei tifosi dei Mussi Volanti – l’apporto di Lupatelli fra i pali gialloblù non si limito a queste osservazioni di folklore, ma ad un rendimento incredibile che contribuì a costruire la fama e la fortuna del Chievo dei Miracoli di Luigi Delneri.

 

11 – Marco BALLOTTA

Ai nostri occhi non è soltanto l’uomo dei record di longevità e di imbattibilità. Marco Ballotta è l’essenza del calcio. Tra i mille spunti che costellano la sua carriera per farlo assurgere all’empireo del calcio italiano – e non solo – un gustoso appiglio ci vien fornito dalla scelta di vestire la maglia numero 11 allorquando tornò a difendere la porta del Modena dopo oltre dieci anni dalla sua esperienza. Una scelta che portò fortuna ai Canarini che, infatti, anche grazie alle parate di Marco riuscirono a centrare una meritatissima salvezza nel torneo 2002-03.

 

14 – Marco FORTIN

Quando l’assonanza conta. Marco Fortin, portiere ricordato soprattutto nelle sue esperienze in Serie A con le maglie di Siena e Cagliari, ha deciso di vestire in carriera sempre la maglia 14 perché da ragazzino scoprì che il suo cognome avesse la stessa assonanza con la parola fourteen che, per quelli che non masticano granché d’inglese, vuol dire giustappunto quattordici. Una storia raccontata in diverse interviste, durante le quali ha anche ammesso di ritenersi fortunato, perché in ogni compagine in cui ha militato tale cifra fosse sempre disponibile. Quando l’abbinamento è scritto nelle stelle.

 

18 – Ivan Luis ZAMORANO

È l’estate del 1997, quando una notizia sconquassa l’Italia pallonara: l’Inter ha acquistato Ronaldo per una cifra iperbolica di oltre cinquanta miliardi di lire fra cartellino, commissioni e premi. La tifoseria sogna ad occhi aperti e non vede l’ora di vedere il brasiliano con i colori nerazzurri addosso. La maglia numero 9 lo accompagna puntualmente con il verdeoro della Seleção e lo stesso è accaduto con le sue precedenti squadre di club: il PSV Eindhoven e il Barcellona. Tuttavia, a Milano la casella è occupata dal nome di Ivan Zamorano, giunto a Milano l’estate precedente e Ronie sceglie di vestire la numero 10. Dopo il Mondiale di Francia e smaltita la delusione di uno Scudetto per tanto sognato e soltanto sfiorato, sbarca tra le fila della Beneamata anche Roberto Baggio ed è così che parte il domino delle maglie. Al Divin Codino va per acclamazione la sua 10, il Fenomeno si riappropria della numero 9 e Bam Bam si “accontenta” della numero 18, ma adottando lo stratagemma di un tattico segno “+” fra i due numeri. Sarà una maglia da centravanti “camuffata” dal duplice significato: il rispetto per i compagni di squadra e l’orgoglio di ricordare a tutti che, effettivamente, Ivan è ancora un centravanti con i fiocchi. E con il “+” fra l’1 e l’8.

 

33 – CRISTO Ramon Gonzalez Perez

Senza scomodare i testi sacri per fare facili parallelismi, ci limitiamo a sfogliare i testi più terreni degli almanacchi per rilevare che effettivamente Carlo Levi aveva ragione. Se Cristo si è fermato ad Eboli, di certo non ha lasciato tracce dalle parti di Udine. Per un brevissimo periodo, infatti, dalle parti del Friuli si è intravisto l’attaccante spagnolo di Tenerife vestire la maglia bianconera con un iconico e non casuale numero 33 sulle spalle. Delle sue gesta in terra udinese non rimangono che sbiaditi minuti disputati in Coppa Italia prima di far ritorno in patria.

 

33 – Ivan Jaime KAVIEDES

Quando il millennio sta per finire, il nome dell’attaccante ecuadoriano scavalca anche l’Oceano Atlantico, finendo sui taccuini degli osservatori del Vecchio Continente. Infatti, Kaviedes segna reti a raffica con il suo Emelec ed è il dark horse che si fa spazio fra i purosangue del Sudamerica. Facendo fede all’animale simbolo rappresentato sul proprio stendardo, il Perugia di Luciano Gaucci affonda gli artigli sul cartellino dell’attaccante, portandolo in Italia in occasione del calciomercato di riparazione del 1999. Ivan arriva così nel mese di gennaio in Umbria con il compito di risollevare le sorti di un attacco che non può poggiarsi soltanto sulle invenzioni di Hidetoshi Nakata. Si presenta senza alcuna paura, pretendendo anche di vestire la maglia numero 9 che, però, è stata già assegnata a Sandro Tovalieri, il Cobra, che comunque saluterà il Renato Curi di lì a poco. Il problema vien risolto con una “finezza”: Kaviedes sceglie la maglia numero 33 ed al posto del cognome chiede ed ottiene di inserire la didascalia Nine. Bastano poche nozioni di aritmetica ed inglese per aggirare l’ostacolo. E dopo le prime uscite Kaviedes sembra anche dar ragione al presidente perugino, segnando tre reti – contro Juventus, Sampdoria e Inter – nelle prime cinque partite, prima di essere messo ai margini della rosa in conseguenza di un alterco con Zé Maria in allenamento con conseguente fuga in Sudamerica.

 

44 – Fabio GATTI

È il simbolo per antonomasia dei numeri di maglia che vanno a braccetto col proprio cognome, regalando agli appassionati una vera e propria perla nostalgica. La storia del suo leggendario 44, lapalissiano riferimento alla canzone de “Lo Zecchino d’Oro”, è figlia anche del “nonnismo” dello spogliatoio dei Grifoni, che negò al prodotto del settore giovanile il suo desiderato numero 5. Il ragazzo provò anche ad opporsi all’inesorabile destino prima della sua seconda stagione al Perugia – la prima in pianta stabile in prima squadra – ma nulla poté privarlo di un destino già scritto nelle sue cinque lettere, salutato puntualmente della nota canzoncina ogniqualvolta si presentava al campo di allenamento ed accompagnandolo praticamente per tutta la sua carriera. Tutto è bene quel che finisce bene.

 

44 – Massimo ODDO

Il difensore abruzzese è entrato di diritto nella nostalgia in tutti i modi possibili e immaginabili: Oddo, infatti, è stato un terzino destro dai piedi ottimi, rivelandosi un cecchino sui tiri da fermo, punizioni o rigori che fossero. Non solo. Massimo, infatti, ha indossato le prestigiose casacche di Lazio e Milan, laureandosi anche campione del Mondo durante la spedizione tedesca del 2006. Grandi prestazioni sul campo e fuori. Difatti, Oddo è il classico uomo-spogliatoio e proprio in occasione della kermesse iridata si è reso protagonista di momenti non sempre strettamente legati al rettangolo di gioco: la sua fama di barbiere, infatti, si è resa celebre proprio in quei giorni, tanto da essere addirittura canzonato da Lippi poco prima di Italia-Ucraina: «Massimo, sei pronto?». «Certo Mister, sono qui per questo». «Bene, tra quindici minuti vieni nel mio spogliatoio, ho due ciuffi fuori posto». Non solo in azzurro si ricordano le sue “birbonate”: è indimenticabile la sua corsa scalzo, con shampoo in testa e in soli pantaloncini per celebrare lo Scudetto vinto col Milan nel 2011. Ed è proprio agli albori della sua esperienza rossonera che Massimo regalò a noi tutti il suo capolavoro meno noto: giunto alla corte del Diavolo a gennaio del 2007, per colmare gli acciacchi di Cafu, il terzino scelse di vestire il 44. Perché mai? Ma ovvio: perché 4+4 fa otto, in piena assonanza col suo nome. Atleta, barbiere e matematico: Massimo Oddo, un uomo per ogni necessità.

 

54 – Hakan SÜKÜR

Il nome di Hakan Sükür implica leggenda, almeno in Turchia: l’attaccante, infatti, è uno degli eroi immortali del primo trionfo internazionale di una compagine turca. Corre la stagione 1999-00 quando il Galatasaray si aggiudica la Coppa UEFA ai danni dell’Arsenal ed è il miglior marcatore nella storia della sua Nazionale. Infatti, si contano ben cinquantuno reti con la maglia della Ay-Yıldızlılar. Il rapporto di Hakan Sükür con l’Italia, tuttavia, non è altrettanto forte, nonostante abbia vestito i colori di Torino, Inter e Parma: il suo bilancio nel Belpaese non è così esaltante come il suo percorso netto in patria, sebbene i tifosi della Beneamata lo ricorderanno per un’acrobatica rete in un derby contro i cugini del Diavolo. Ed è proprio durante la sua esperienza nerazzurra che vestì un curioso numero di maglia: il 54. Sebbene avesse gradito indossare la 9, sfilarla da un compagno di squadra che si chiama Ronaldo non è certo impresa semplice. Per questo, ispirandosi all’aritmetica ed al precursore Zamorano, scelse il numero di targa della sua città natia: Adapazarı. Coincidenza volle che anche la somma portasse all’agognato numero 9.

 

69 – Bixente LIZARAZU

Il francese di origini basche è piccolino, ma di energia Bixente Lizarazu ne ha sempre avute da vendere, arando la fascia della corsia mancina per diversi anni della sua carriera, facendo le fortune soprattutto del Bayern Monaco. Dopo aver fatto le fortune del Bordeaux ed aver archiviato la deludente esperienza con la maglia dell’Athletic Bilbao – risultando uno dei rarissimi stranieri all’opera al San Mames viste le sue origini – nel 1997 passa al Bayern Monaco, consacrandosi come uno dei migliori terzini sinistri al mondo. Dopo i primi sette anni in Baviera conditi da successi con la maglia biancorossa e quella della nazionale transalpina, Lizarazu passa all’Olympique Marsiglia nel 2004-05, ma il suo esilio dalla Germania dura soltanto un anno. Quando fa ritorno al Bayern, decide di vestire la numero 69, in ossequio al numero che maggiormente lo rappresenta: nato nel 1969, alto 1,69 per 69 kg di peso. Quando si vuol ribadire un concetto, Lizarazu sa come farlo.

 

121 – Tommy OAR

Fantasia sì, ma con un certo limite. Il regolamento FIFA, infatti, non permette di andare oltre le due cifre nella numerazione da consegnare alle rispettive federazioni. Tuttavia, il caso dell’attaccante australiano è figlio dello strano regolamento adottato in passato – e poi eliminato – dagli organizzatori della Asian Cup 2011 che si affrancava dalla prassi adottata in tutte le competizioni mondiali. Fu così che l’attaccante allora diciottenne scelse la 121 – unico caso al mondo di un giocatore refertato con un numero a tre cifre – come risultato della moltiplicazione 11×11. Contro l’Indonesia, Oar si fece fotografare con la sua iconica maglia, diventato un vero e proprio unicum – ad ora – nella storia di questo sport.

 

618 – ROGERIO CENI Mücke

Dall’estremo difensore che ha realizzato il maggior numero di reti, non ci si poteva non attendere dell’eclettismo anche per quel che concerne la scelta del numero di maglia. Sebbene sia sempre stato l’1 il protagonista indiscusso, il marchio di fabbrica ormai tatuato sulla sua schiena, Rogerio Ceni ci ha “giocato” spesso e volentieri, abbinandolo ad altre cifre. Sia per scelte di marketing che per celebrare primati. Assieme allo 01 – seppur refertato come 1 in distinta – in occasione della 618° partita fra i pali del San Paolo, ha posto un 6 e un 8 a cavallo dell’iconico 1 per fissare ad imperitura memoria il suo record con la maglia dei Tricolores.

 


Operazione Nostalgia

Operazione Nostalgia si caratterizza per una narrazione nostalgica e romantica del calcio italiano tra gli anni '80 e gli anni 2000, decenni di cui ripercorre i momenti salienti e racconta le storie dei personaggi più iconici e curiosi.

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