Karim Benzema: cronaca della sua miglior stagione in carriera
Gli appassionati di basket NBA di una certa età ricordano bene lo sconforto provato quando, dopo aver vinto tre titoli in fila e poco dopo la tragica morte di suo padre, Michael Jordan decise di ritirarsi per la prima volta (lo ha fatto poi altre due volte) dal mondo della pallacanestro – nel pieno della sua carriera e all’apice per energia, vittorie e capacità di incidere. Perché parlare di questo come introduzione a un articolo su Benzema? Prendendo spunto dal soprannome associato all’attaccante francese, che fa eco a quello di Hakeem Olajuwon – il centro degli Houston Rockets che, approfittando dell’assenza di MJ dai parquet NBA – si è preso la scena, ha vinto due titoli in fila da protagonista e si è così ritagliato un posto nella storia della pallacanestro. Un percorso simile a quello di “Karim The Dream” (nel caso di Olajuwon si parlava di “Hakeem The Dream”, sfruttando allo stesso modo l’assonanza) che, una volta constatata la destituzione dei due grandi campioni del nostro tempo – Cristiano Ronaldo e Lionel Messi – ha deciso di prendersi tutto lui. Nonostante i 34 anni, nonostante i pronostici avversari. Nonostante tutto.
“Pichichi” per la prima volta: protagonista in un Liga vinta dominando
Sì può raggiungere il proprio apice in carriera dopo aver già vinto quattro Champions League? Sì, soprattutto se il mondo non ha mai riconosciuto fino in fondo il tuo assoluto valore tecnico, atletico e realizzativo: Benzema infatti è un attaccante fuori scala per rapidità d’esecuzione unita all’efficacia e in questa stagione ha saputo trasformarsi in una macchina da gol. Basta guardare a quanto successo in campionato, con il Real Madrid che ha spazzato via la concorrenza e non ha mai preso in considerazione l’opportunità di farsi sfuggire la vittoria in Liga: comodo quando davanti puoi contare su un attaccante che in 30 partite ha realizzato 26 gol aggiungendo 11 assist. Cifre irreali che lo porteranno a vincere il primo titolo di capocannoniere della sua carriera (impresa non semplice fino a quando in Liga c’erano Messi e CR7): “Pichichi” non per caso, ma per scelta. Dopo anni al servizio degli altri, una stagione tutta per sé.
L’esplosione in Champions League: il Real è in finale grazie a lui
Il calcio è un gioco di squadra, è fondamentale il contributo di tutti, impossibile anche per il più forte giocatore pensare di dominare da solo. Tutto vero, ma raramente il concetto di vittoria in una competizione era stato identificato così bene da un singolo come fatto da Benzema nella cavalcata Champions che ha portato il Real Madrid alla sfida finale contro il Liverpool. Parlare di 15 gol e due assist in 11 partite è paradossalmente riduttivo nei confronti della grandezza della missione portata a termine da Karim: nel girone ha segnato 5 gol (e l’Inter può far vanto del fatto di essere stata l’unica a non subirne dal francese), saltando però la sfida di ritorno contro i nerazzurri a causa di un infortunio al ginocchio.
Poi nella fase a eliminazione diretta ha alzato il suo livello: contro il PSG nella gara di ritorno ha messo a segno la tripletta che ha steso i francesi. Pem, pem, pem: impresa bissata anche ai quarti contro il Chelsea – annichilito dal suo talento e beffato anche al ritorno con un altro gol. Infine, la semifinale contro il Manchester City: tre dei sei gol tra andata e ritorno portano la sua firma, reti dal peso specifico non calcolabile, a cui ha saputo poi unire una qualità di gioco mai raggiunta prima in carriera. Ora resta un doppio obiettivo: vincere la Champions League e andare a caccia di Cristiano Ronaldo, primatista per gol totali in una singola edizione della principale competizione europea a quota 17.
Karim Benzema, il Pallone D’Oro 2022 ha già un vincitore
Dopo un exploit del genere, difficile pensare che i giurati il prossimo autunno possano indicare un nome diverso nell’indicare il prossimo Pallone D’Oro – in una stagione anomala che si concluderà con un Natale al sapore di Mondiali in Qatar; un appuntamento simbolico per Benzema, rimasto a casa quattro anni fa mentre la sua Francia trionfava e pronto ora a prendersi un ruolo da protagonista nell’ultima parte della sua carriera. “Non so se vincerà il Pallone D’Oro, ma non c’e nessuno con le sue qualità”, ha spiegato Carlo Ancelotti, che si gode i suoi gol, prima di lasciare la parola al diretto interessato: “Solo chi calcia i rigori li può sbagliare. È una questione mentale. Ho grande fiducia in me stesso, l’ho segnato ed è andata bene. L’esecuzione del calcio di rigore, non è una questione di coraggio ma di autostima. Se non si ha il coraggio di calciare dal dischetto, si può essere certi che non si sbaglierà mai un penalty”.