Cadetti, ma non troppo: la classifica all-time dei migliori marcatori della Serie B
Non chiamatela semplicemente cadetteria. Il campionato di Serie B, infatti, gode di gran nobiltà. Specie in annate come questa in cui si rileva la massiccia presenza di club blasonati e dalla storia importante: basti pensare al Cagliari, al Genoa, al Parma, al Bari e al Palermo. Senza fare un torno alle altre quindici partecipanti di questo che è – a tutti gli effetti – un campionato di A2.
E per questo, assieme alle squadre, abbiamo pensato di celebrare i grandi attaccanti che hanno fatto grande questo torneo. In particolar modo nel periodo a cavallo fra gli anni ’90 e 2000, quando fior di bomber calcavano i campi della Serie B. Ecco, dunque, qui di seguito, la classifica dei migliori marcatori di sempre della Serie B che hanno realizzato almeno novanta reti.
In attesa di aggiornarla settimana dopo settimana, vista la presenza nella classifica di due calciatori attualmente in attività come Massimo Coda del Genoa e Federico Dionisi dell’Ascoli, ecco la graduatoria all-time dal 1929-30 ad oggi.
Edy BIVI – 90 reti
Non è da tutti aggiudicarsi il titolo di vice-capocannoniere di Serie A all’età di ventuno anni, per di più alle spalle di un mostro sacro come Pruzzo. Se poi lo si è fatto in un Catanzaro “orfano” di un monumento come Massimo Palanca, non si può dire che la carriera di Edy Bivi sia stata parca di soddisfazioni. Anzi. Nonostante i successivi exploit in massima serie con le maglie di Bari e Pescara, il centravanti friulano ha trovato la sua dimensione ideale nel campionato cadetto. Nel 1984-85 si aggiudica la classifica marcatori, realizzando venti reti, di cui ben undici su rigore. Specialista della doppia cifra, centra questo obiettivo con ogni squadra di cui veste i colori: Catanzaro, Bari, Triestina, Cremonese, Monza e Pescara.
Massimo MARAZZINA – 91 reti
Cresciuto nel settore giovanile dell’Inter, l’attaccante si fa apprezzare sui campi di Serie B, dove disputa gran parte della sua carriera. Dopo gli inizi nel Foggia, con cui segna i suoi primi cinque gol da professionista, nel 1996-97 arriva la chiamata del Chievo Verona: coi colori gialloblù addosso inizia la sua vertiginosa scalata al “calcio che conta”. Infatti, con Luigi Delneri sulla panchina, Marazzina segna sedici reti e dà una cospicua mano ai Mussi Volanti a porre le basi per fare lo step da outsider a solida realtà della Serie B. Mentre lui è in Serie A con la maglia della Reggina, i clivensi compiono il miracolo ed approdano nella massima serie. Torna in Veneto in tempo per dar vita al Chievo dei Miracoli che lo porterà addirittura a vestire la maglia azzurra della Nazionale. Purtroppo quando è la Roma a chiamarlo, inizia un periodo di appannamento che lo vedrà cambiare ben sei maglie in tre anni: dopo l’esperienza in giallorosso, ecco Sampdoria, Modena, Torino, Siena e Bologna. Coi granata prima e i rossoblù poi torna a far la voce grossa in cadetteria, fino a compiere il miracolo nel 2008 quando segna ventitré reti all’età di trentaquattro anni e trascina il Bologna al ritorno in Serie A.
Massimo MARGIOTTA – 91 reti
Il centravanti italo-venezuelano è il più imponente dei suoi coetanei: è un corazziere che sfiora il metro e novanta, con senso del gol ed una tecnica sopra la media. A lanciarlo fra i grandi è il Pescara di Francesco Oddo che lo pesca dalle giovanili e lo fa esordire tra i professionisti assieme a un compagno di squadra dal futuro assicurato: Morgan De Sanctis. Dopo aver segnato i suoi primi gol in Serie B, si laurea capocannoniere del Cosenza in Serie C1-B, trascinando i calabresi alla promozione tra i cadetti nel 1997-98. Poi si divide fra Lecce e Reggiana e segna diciassette gol l’anno successivo, per poi approdare in Serie A e contribuire alla storia europea dell’Udinese: si ricorda la sua doppietta alla BayArena che consente ai friulani di eliminare il Bayer Leverkusen dalla Coppa UEFA. Nel 2001, ecco l’approdo al Vicenza, la sua seconda casa. Assieme a Stefan Schwoch forma una coppia-gol esplosiva che tuttavia non riesce nel miracolo di riportare i Berici nella massima serie. Torna in biancorosso dopo le esperienze con Piacenza e Frosinone per terminare la sua carriera in Serie B, prima di disputare la sua ultima stagione con i tacchetti ai piedi nel 2010-11 con la maglia del Barletta.
Italo CARMINATI – 93 reti
Il suo nome viene indissolubilmente legato a quello del Padova, la squadra che – grazie ad una sua doppietta in semifinale alla Grande Inter di Helenio Herrera – arrivò a giocarsi la Coppa Italia 1966-67 contro il Milan. Carminati, classe 1935, riuscì a farsi notare dai dirigenti del Milan appena maggiorenne quando vestiva la maglia del Piacenza in Serie C. Dopo un pugno di partite in rossonero, chiuso da Nordahl e Schiaffino, trova la sua dimensione tra i cadetti. Veste per quattro anni i colori del Monza e, dopo un biennio a Messina, trova maturità e continuità sulla riva biancazzurra del lago di Como: con i lariani segna dodici reti e nell’estate del 1963 il Padova lo sceglie per affidargli la maglia da titolare. Prova un ultimo assaggio di Serie A nel 1967-68 a Bologna, ma dopo una sola presenza l’anno successivo torna biancoscudato per poi ritirarsi definitivamente.
Luigi MARULLA – 94 reti
Se nelle scuole di Cosenza, sui testi di epica, trovaste un’appendice che ricordi delle imprese sportive di Gigi al San Vito, non sorprendetevi: più che naturale che il suo ricordo susciti gioia mista a malinconia nelle memorie dei tifosi rossoblù. Marulla – calabrese di Stilo (RC) – è stato un Lupo con la “l” maiuscola, sebbene abbia compiuto un bel giro del Sud Italia prima di trovare la sua dimensione. Nato calcisticamente nell’Acireale, l’Avellino lo acquista a diciotto anni nel 1981 e, dopo un anno, lo manda in Serie C1 al Cosenza. Qui s’impone e matura, fino ad aggiudicarsi il titolo di capocannoniere nel 1984-85. Le tre stagioni all’ombra della Sila gli consentono di vestire un’altra maglia rossoblù, quella del Genoa ed in tre annate segna ventitré gol. Dopo un rapido ritorno ad Avellino nella stagione 1988-89 con dieci reti, diventa il simbolo del Cosenza: sessantuno gol in otto anni. Così grande, da dedicargli il suo stadio.
Ettore BERTONI – 94 reti
Anche a molti addetti ai lavori il suo nome non dirà nulla. Eppure Ettore Bertoni detiene un record che – pur se in condivisione con Luca Toni – resiste alle insidie del tempo da ormai sessant’anni: nella stagione 1949-50, infatti, realizzò ben trenta reti in un unico campionato con il Brescia. Da allora, solo il campione del Mondo del 2006 è riuscito ad eguagliare il suo record. Il centravanti di Faenza, classe 1922, ha accumulato 186 presenze fra i cadetti, riuscendo a sfondare la media dello 0,50 gol a partita. Oltre all’exploit con le Rondinelle, Bertoni ha “timbrato il cartellino” per dieci volte con la maglia del Parma, per ben quarantacinque volte complessive con il Brescia, venticinque con la maglia lilla del Legnano, undici con il Pavia e tre volte con il Bari, club con cui ha concluso la carriera nel 1956.
Davide POSSANZINI – 95 reti
All’Oreste Granillo di Reggio Calabria ricordano con affetto la sua pelata. D’altronde è una sua rete a Bologna a consegnare la prima storica vittoria in A agli amaranto. Tuttavia, i luoghi dove Davide Possanzini ha lasciato gran bei ricordi sono sparsi un po’ per tutto lo stivale. Basti chiedere agli appassionati dell’Albinoleffe, con cui l’attaccante – guidato dal suo pigmalione, Elio Gustinetti – ha segnato ben diciannove reti in un anno e mezzo. Dopo un passaggio a vuoto in quel di Palermo, condizionato da un infortunio, trova il suo Eldorado in quel di Brescia. Arriva alla soglia dei trent’anni alla corte delle Rondinelle e lì vi rimane per ben sei campionati, conquistando la Serie A grazie ad una sua rete.
Virginio DE PAOLI – 95 reti
Rimaniamo in Lombardia, stabilendoci ancora al Mario Rigamonti dove, evidentemente, tira un’ottima aria per i bomber. Che la tradizione favorevole resista alle insidie del tempo lo si evince anche dalla presenza in classifica di Virginio De Paoli, una delle più manualistiche rappresentazioni della dicitura “centravanti di sfondamento”: compatto e potente, 72 kg distribuiti su 173 cm. Caratteristiche che gli valgono la titolarità assoluta con il suo Brescia. E i risultati si vedono: infatti, Virginio De Paoli detiene il primato di duplice re dei cannonieri fra i cadetti, prima nella stagione 1964-65 e poi in quella 1968-69. In entrambe le circostanze, le sue prestazioni hanno consentito ai lombardi di tornare nella massima serie. Nel mezzo, due stagioni nella Juventus “proletaria” di HH2 – al secolo Heriberto Herrera – con la rete decisiva che vale il tricolore dell’annata 1966-67. Un bomber di razza, insomma, come non se ne vedono da tempo.
Gionatha SPINESI – 96 reti
E pensare che Gionatha ha appeso gli scarpini al chiodo ad appena trentuno anni di età. Probabilmente, quasi sicuramente, se avesse deciso di proseguire lo score sarebbe stato ben diverso. Tuttavia, la sua carriera gli ha comunque riservato grandissime soddisfazioni, raccolte in particolar modo durante le pluriennali esperienze vissute in quel di Bari e Catania. Sei anni in Puglia e quattro in Sicilia, senza dimenticare i primi passi da professionista vissuti nei diciotto mesi a Castel di Sangro, con cui segna i suoi primi gol fra i cadetti, e la complicata annata di Arezzo condita comunque da ben ventidue acuti. Lascia il calcio dopo aver portato i rosso-azzurri nell’Olimpo del calcio italiano, segnando ben diciassette gol nel primo campionato dei siculi fra i grandi. Manca, il buon Gionatha.
Pablo Mariano GRANOCHE – 97 reti
Al contrario del suo collega pisano che lo precede, l’uruguaiano Granoche se ne infischia degli anni che passano e continua a inseguire il pallone ogni settimana e a dar sportellate ai difensori avversari. Arriva in Italia all’età di ventiquattro anni, nell’estate del 2007, quando la Triestina lo pesca nel Delfines de Coatzacoalcos – ventitré reti in ventisette uscite – e tanto basta ai giuliani per affidargli una maglia da titolare. Ha girato tutto il continente americano, partendo dall’Uruguay e arrivando fino in Messico. Tuttavia, trova la sua dimensione dall’altra parte dell’Oceano Atlantico. Nella prima stagione segna ventiquattro gol, finendo alle spalle di un altro gigante triestino come Godeas. Passa al Chievo Verona in Serie A e la sua vena realizzativa sembra già esaurita: non lascia tracce fra Novara, Varese, Padova e Cesena. Tuttavia, nel gennaio 2014 arriva la svolta: viene ingaggiato dal Modena e dopo dieci gol in sei mesi, l’anno dopo El Diablo fa ancor meglio, aggiudicandosi la classifica cannonieri. Dopo una nuova esperienza con lo Spezia, Granoche è tornato alla Triestina in Serie C. Lasciando sempre il suo marchio di fabbrica ben impresso sui guantoni dei portieri avversari.
Nicola CACCIA – 97 reti
A far compagnia al Diablo c’è un altro vecchio volpone come Nick Piede Caldo. Lo ben sanno i tifosi che l’hanno visto sudare per i propri colori, lo sanno ancor meglio – ahiloro – i difensori che nell’arco di quasi un ventennio hanno incrociato i tacchetti con i suoi. Nell’infinito campionario di maglie ed imprese compiute dall’attaccante campano in giro per l’Italia, sicuramente si ricordano le sue annate migliori fra i cadetti quando ha vestito le casacche di Ancona, Atalanta e Piacenza. Sebbene sia stato un grande aficionado della doppia cifra (anche in Serie A, ovviamente), Caccia ha saputo distinguersi anche in ruoli d’appoggio al centravanti. Questa sua grande duttilità tattica, insieme ad un innato istinto del gol gli hanno garantito longevità e continuità di prestazioni. Ecco perché non è un caso vederlo così in alto.
Daniele VANTAGGIATO – 98 reti
Il suo habitat è la serie cadetta e la stagione appena iniziata con i colori rossoverdi della Ternana può rappresentare la sua tredicesima stagione in Serie B, anche se gli ultimi giorni di calciomercato rischiano di vederlo salutare il Libero Liberati dopo tre annate vissute da protagonista, soprattutto l’ultima – quella dei record – che ha visto gli umbri dominare il proprio girone. L’aria di mare ha sempre fatto bene all’attaccante brindisino che, infatti, ha disputato i suoi campionati più prolifici tra Livorno e Rimini. Il bottino è stato incrementato anche grazie alle felici annate vissute con Padova, Crotone e Pescara, mentre con la maglia del “suo” Bari ed i passaggi di Parma e Torino siano stati piuttosto interlocutori. Ciononostante, quando Vantaggiato è in campo, il pericolo per gli avversari è dietro l’angolo. E sebbene ormai le primavere siano trentasette, l’istinto rimane ancora lo stesso.
Salvatore BRUNO – 98 reti
Gli anni ormai sono quarantadue e sebbene il palcoscenico della Serie B sia soltanto un lontano ricordo, la voglia di Sasà di vivere l’adrenalina della domenica non gli è passata neanche un po’. Anzi. Mancano soltanto due passi per arrivare in tripla cifra, tuttavia il centravanti cresciuto nel Napoli può dire di aver lasciato un bel ricordo. Soprattutto nel Nord Italia, dove le annate con Brescia e Modena sono ben difficili da dimenticare. È con i Canarini gialloblù che Bruno mette in mostra il meglio del suo repertorio, sebbene sin dai tempi di Ascoli il suo nome circoli fortemente nel circuito dei grandi. Qualche esperienza poco “memorabile” in Serie A – con Ancona e Chievo Verona – non gli hanno fatto dimenticare il piacere di aver vestito nella massima serie i colori della squadra della propria città, tuttavia per arrivare al piacere del gol, Salvatore ha dovuto fare le valigie per cercare la fortuna altrove. E l’ha trovata, eccome. Tanto da proseguire nel suo giro d’Italia, seppur molti suoi coetanei siano dall’altra parte della scrivania.
Walter D’ODORICO – 99 reti
Se non ci fosse stato il secondo conflitto mondiale di mezzo, probabilmente lo avremmo visto molto più in alto in classifica. Tuttavia, il nome di Walter D’Odorico rappresenta una pietra miliare del calcio udinese. Con il sodalizio friulano, infatti, il centravanti ex Padova e Lazio ha dato il meglio di sé, riuscendo a finire per ottantuno volte sul tabellino dei marcatori, anche in età avanzata e sui campi di un’Italia ancora ferita dalla guerra.
Igor PROTTI – 100 reti
Non poteva che esserci lui ad aprire la schiera dei calciatori in tripla cifra. Igor da Rimini ha lasciato il suo segno in giro per la penisola in lungo e in largo. Tuttavia, è a Livorno che si è guadagnato i galloni di re del gol, dando vita ad uno dei miracoli sportivi più entusiasmanti e romantici che si ricordino a memoria d’uomo. Insieme ad un altro “collega” della sua generazione – al secolo Dario Hubner – conserva il primato di essersi aggiudicato il titolo di capocannoniere nelle prime tre serie del calcio professionistico italiano, insieme a quello agrodolce di re dei marcatori, seppur di una squadra retrocessa in Serie B al termine dell’anno. Le città di Livorno e Bari gli hanno conferito la cittadinanza onoraria e non ci sorprenderemmo se anche quella di Messina facesse altrettanto. Con la maglia dei labronici, però, compie un’impresa ai limiti del pensabile, riportando i toscani in A dopo un’assenza di 54 anni, formando insieme a Cristiano Lucarelli un tandem d’attacco inimitabile. Ai limiti dell’eroico.
Cosimo FRANCIOSO – 103 reti
Checché ne dicano i puristi, così come il pane fa rima con la Nutella, Cosimo Francioso fa rima con Francesco Palmieri. E se questo assunto è vero nei cuori dei romantici più stagionati – ivi compreso lo scrivente – ripercorrere le gesta del bomber di Brindisi. Mimmo è riuscito a fare ancor meglio del suo più giovane concittadino Gionatha, scrivendo pagine indelebili nella storia di diversi club. Se con Carpi, Ravenna e Casarano ha fatto sfracelli, le gesta con le maglie di Lecce e Genoa entrano di diritto nel novero della memorabilità. Insieme al collega Palmieri, infatti, ha formato un tandem super-prolifico, capace di riportare in Serie A i salentini con un doppio salto dalla C1 al massimo campionato nel giro di due anni. Tuttavia, la sua opera evangelica non si è fermata al tacco d’Italia e anzi è migliorata di pari passo con il processo di maturazione. All’età di trentatré anni, infatti, è riuscito anche ad aggiudicarsi il titolo di capocannoniere del campionato cadetto con indosso i colori rossoblù del Genoa. In quattro anni all’ombra della Lanterna, Francioso ha realizzato la bellezza di 65 gol, mettendo il suo nome ad imperitura memoria nella hall of fame del Grifone.
Massimo CODA – 104 reti
Sappiamo di rivederlo ancor più su in graduatoria quando l’attuale campionato di Serie B sarà terminato. D’altronde, è uno degli specialisti delle promozioni delle sue squadre a suon di gol. La storia di Massimo Coda tra i cadetti inizia relativamente tardi, quando nel 2015, a ventisette anni, approda alla Salernitana dopo il fallimento del Parma con cui ha esordito in Serie A. Con la maglia granata, Massimo dimostra di avere il senso del gol che gli scorre nelle vene e segna trentatré gol in due anni. Un bottino sufficiente per avere la fiducia del Benevento che gli affida l’attacco in occasione del suo debutto assoluto nella massima categoria. Rimane dopo la retrocessione e sfiora l’immediato ritorno al piano di sopra con le Streghe, sospinte ai piani alti con ventidue gol nel 2018-19. Dopo due tornei veste ancora il giallorosso, ma stavolta è quello del Lecce e con i salentini centra l’obiettivo della promozione lo scorso torneo, grazie alle sue venti realizzazioni. Attualmente è al Genoa e la sensazione è quella di rivederlo ben presto ai vertici della classifica marcatori con il Grifone in lotta per tornare in Serie A.
Denis GODEAS – 105 reti
Difficilmente, tra duecento anni, non vedremo una piazza o una via di Trieste intitolata a Denis Godeas. Il gigante di Cormons, infatti, è uno degli uomini-simbolo per eccellenza del sodalizio alabardato: detiene il record di segnature con i rossi. Inoltre è uno dei tre calciatori – sino ad ora – ad aver segnato un gol in ogni serie del calcio italiano: dalla A alla Terza Categoria. Gli son bastati i passaggi in tre squadre per accumulare il bottino di 103 reti: dopo le quindici messe a segno con il Messina nella stagione 2001-02, in cinque campionati e mezzo con la Triestina ne ha segnate ben quarantasei. Tuttavia, il capolavoro lo ha compiuto durante la sua esperienza con il Mantova quando le ventotto reti del torneo 2007-08 consentirono ai virgiliani di sfiorare con un dito il sogno della Serie A.
Emanuele CALAIÒ – 107 reti
L’Arciere ha saputo sempre giocarsi bene le sue frecce, riservando dardi ai portieri avversari per un buon quindicennio, senza far distinzioni particolari tra avversari di Serie A, B o C (fu Lega Pro, fortunatamente fu). Dopo aver bagnato il suo esordio in A con una rete ad otto minuti dal suo ingresso in campo, gli addetti ai lavori iniziano a segnare sempre più spesso il suo nome nel tabellino dei marcatori quando Emanuele sposa la causa del Pescara. Con gli adriatici si rende protagonista di una stagione-monstre nel 2003-04, segnando ben ventuno volte ed anche l’anno successivo prosegue a buoni ritmi. Le sue prestazioni sono così convincenti che il neonato Napoli Soccer decide di offrirgli un posto da titolare, seppur in Lega Pro. Come si può dir di no ai partenopei? E infatti Calaiò sceglie di vestirsi d’azzurro e contribuisce fattivamente alla rinascita della società guidata da Aurelio De Laurentiis. Centra l’obiettivo senza problemi, ma la spietata concorrenza in attacco gli suggerisce di trovare una nuova sistemazione per giocare con continuità. Sbarca a Siena ed in Toscana rinasce e segna gol a ripetizione. Nella parte finale della sua carriera lo scelgono Spezia e Catania per tentare il ritorno in A, ma sebbene segni con regolarità, riesce a beccare il bersaglio grande in quel di Parma, ripetendo l’impresa già compiuta a Napoli. Chiude con la Salernitana a quasi trentotto anni d’età.
Roberto PACI – 108 reti
Se a qualcuno mancassero le nozioni di base per apprendere al meglio cosa ci sia dietro il concetto di “bandiera”, basterebbe chiedere lumi a Roberto Paci che, dalle parti di Lucca, rappresenta un vero e proprio mito che cammina. Il centravanti felsineo ha fatto la storia del sodalizio toscano, disputando da titolare gli otto campionati consecutivi che i rossoneri inanellarono tra i cadetti negli anni ’90, formando un tandem micidiale con il fido scudiero Rastelli, sostituito alla bisogna dall’istinto di Roberto Simonetta. Quella Lucchese fece sì la storia della cadetteria di quell’irripetibile decennio, sfiorando la promozione in Serie A in due occasioni: prima con Orrico e la sua gabbia in occasione del torneo 1990-91, poi nel 1995-96 con Bolchi alla guida. Nel mezzo son passati altri mostri sacri come Lippi, Fascetti e Scoglio. Eppure lui è rimasto sempre lì, al centro dell’attacco. Se si fanno eccezione per i sei mesi passati con i colori granata della Reggiana addosso nella seconda parte del 1995, Paci è stato l’uomo-immagine della Lucchese di un’epoca intera.
Matteo ARDEMAGNI – 109 reti
Chissà quali tifosi atalantini ricorderanno il suo arrivo all’Atleti Azzurri d’Italia. Il suo acquisto ha un che di “storico”, essendo stato il primo dell’era Percassi. Sebbene il suo impatto con la realtà bergamasca deluse le aspettative, Matteo si è riscattato alla grande negli anni successivi, segnando cataste di gol ed ambendo tuttora a migliorare il proprio score, visto che è un attaccante agli ordini di Fabio Grosso in quel di Frosinone. È un lungo peregrinare, dunque, quello intrapreso dal trentaquattrenne di Milano che prende il via nel lontano 2008. Sebbene la regolarità non sia stata il suo marchio di fabbrica, si ricordano le ottime esperienze vissute con il Cittadella (ventidue reti in un torneo), con il Modena (ventitré centri), Perugia ed Avellino, rispettivamente con undici e tredici segnature.
Vinicio VIANI – 110 reti
Viareggino doc, il Viani II o Garone, come venne soprannominato, rappresentava una sorta di assicurazione sul gol. Infatti, la sua media nel campionato cadetto sfiora il gol a partita, attestandosi ad un incredibile 0,74. Ed è veramente tanta roba se le presenze sono “soltanto” 148. La sua carriera si è svolta prettamente in Toscana, se si esclude il triennio a cavallo del secondo conflitto mondiale che l’hanno visto “espatriare” in Campania (Napoli e Benevento) e in Liguria (Vigili del Fuoco di La Spezia) prima di ritornare nella sua amata regione. Oltre all’esperienza con la Fiorentina in Serie A, si ricordano le buone parentesi con Livorno, Lucchese, Napoli e Viareggio che, in ordine squisitamente matematico di realizzazione, gli hanno consentito di issarsi sino all’undicesimo posto assoluto. Niente male, Garone.
Marco ROMANO – 112 reti
Quando si riesce a precedere due mostri sacri come Silvio Piola e Raffaele Rubino, beh, si ha la certezza di essere ricordati in eterno. È la storia di Marco Romano, centravanti di Ponte Chiasso, al confine tra Italia e Svizzera, che negli anni ’30 riuscì ad imperversare proficuamente nelle difese avversarie di Serie A e B. Sono passati più di ottant’anni dal suo record, eppure egli è ancora il miglior marcatore nella storia del Novara con 94 reti – di cui ben ventitré in A – mentre il restante bottino è stato messo da parte con la maglia della Comense. Tra il 1932 e il 1935 riuscì ad aggiudicarsi ben due titoli di capocannoniere sui tre a disposizione, mettendo a segno ben 59 gol complessivi.
Federico DIONISI – 114 reti
Mette piede in Serie B per la prima volta a ventitré anni, dopo aver compiuto il triplo salto carpiato che l’ha portato dalla C2 con la maglia del Celano al massimo campionato con la casacca amaranto del Livorno. Un simile salto avrebbe dato alla testa a molti dei suoi omologhi ed invece Federico ha saputo trarre il meglio dai “grandi” che gli erano davanti per vestirsi i medesimi panni tra i cadetti. I sei mesi con la Salernitana fanno capire alla dirigenza livornese che il suo profilo rappresenta un ottimo investimento per il futuro e quando Lucarelli se ne va con la retrocessione in B, la maglia da titolare accanto a Tavano è sua. Le reti son tante e dopo tre anni di cadetteria, si torna in Serie A. Ma lì non c’è spazio per lui ed allora si rifanno le valigie: stavolta la meta – dopo l’esperienza portoghese con l’Olhanense – è quella di Frosinone, dove gli vengono affidate le chiavi d’attacco di una società che punta ad un posto fra le grandi. Anche qui il cliché non muta e i gol a grappoli: i gialloblù vanno in A. Il continuo saliscendi non muta le sue prestazioni e quando anche al Benito Stirpe non c’è più spazio per lui, lo chiama l’Ascoli, dove attualmente milita. Gli anni non sembrano affatto passare per il bomber di Rieti, ormai alle soglie dei trentasei anni e con la voglia di un bambino di ricercare la via del gol.
Marco FERRANTE – 114 reti
Chissà se un giorno Marco racconterà ai suoi nipoti di aver preceduto mostri sacri come Valentino Mazzola e Ciccio Graziani nella classifica marcatori di tutti i tempi che hanno vestito la maglia del Torino. D’altronde non si segnano a caso 125 gol con la maglia granata senza aver addosso l’etichetta del mito. Ha calcato i campi di Serie A e B durante i suoi vent’anni di carriera, portando con sé una cospicua dote di reti. Per quel che concerne la cadetteria, il nome di Marco è comparso per la prima volta sugli almanacchi in occasione del campionato 1990-91 quando vestiva la maglia della Reggiana. L’exploit con il Pisa dell’anno successivo gli ha garantito l’accesso fra i grandi, ma è stato solo il suo arrivo all’ombra della Mole a garantirgli la maturazione necessaria per entrare nell’Olimpo degli immortali. Dopo quasi un decennio in granata, è iniziato il suo ultimo peregrinare che l’ha portato a vestire cinque maglie in tre stagioni, prima di dire definitivamente basta.
Dario HÜBNER – 116 reti
Signore e signori, giù il cappello davanti al grande capo Tatanka, compendio di istinto, tecnica e velocità racchiusi in 184 cm di potenza. Come non se ne vedono da un tempo. Davvero. Il suo score parla di oltre 300 reti realizzate in carriera, ma il cuore ci racconta di un campione che ha inseguito il sogno di calcare i campi che “contano” senza arrendersi, dallo spirito indomito come suggerisce il suo soprannome. Campi polverosi o in erba, Dario non ha fatto mai differenza: la palla è sempre lì fra i suoi piedi e la porta è sempre là, davanti a lui. Il risultato non cambia quasi mai: la sfera finisce con regolarità alle spalle del portiere di turno. Il suo nome circola in Serie B grazie all’intuizione del Cesena che nel 1992 lo pesca nella vicina Fano, mentre gioca in C1. In cinque anni al Dino Manuzzi va sempre in doppia cifra e nel 1995-96 segna addirittura 22 reti che gli valgono il titolo di capocannoniere. Poi l’arrivo a Brescia e l’esordio indimenticabile contro l’Inter a San Siro, zittito da una meravigliosa rete prima del doppio capolavoro di Recoba. Nonostante le sue sedici reti al debutto in Serie A, il Brescia retrocede e nei due anni consecutivi supera sempre le venti reti. È questo il suo lascito fra i cadetti, ma non è l’ultimo squillo. A trentacinque anni si leva anche lo sfizio di vincere la classifica dei marcatori in Serie A con il Piacenza. Roba da Tatanka.
Francesco CAPUTO – 117 reti
Dai campi delle Murge all’azzurro della Nazionale, passando per Bari, Chiavari, Empoli e Sassuolo. Ecco le fermate principali di Ciccio che l’hanno portato a diventare un punto di riferimento nel mondo degli attaccanti del massimo campionato. Non è stato un viaggio semplice, costellato di brusche fermate, imprevisti, cadute e rinascite. Ma il temperamento da guerriero non gli è mai mancato ed oggi, neo-trentaquattrenne, si appresta ad affrontare il suo quarto campionato consecutivo di Serie A. La sua storia parte dalla provincia pugliese: il Bari lo nota dopo un’ottima stagione con il Noicattaro in Serie C2 e gli dà subito una maglia da titolare. Nella prima stagione fra i cadetti segna ben dieci reti. Niente male. Coi Galletti promossi nel massimo campionato, passa da Salerno a Siena per fare esperienza e quando fa ritorno al San Nicola dopo due anni sembra tutto andar per il meglio. Una squalifica per le vicende del calcio-scommesse che colpiscono la società adriatica gli fa perdere un anno, ma quando torna in campo segna sempre. Si conferma nel biennio ligure con la Virtus Entella, esplode definitivamente con la casacca dell’Empoli: vince il titolo di capocannoniere con ventisei reti ed i toscani conquistano la Serie A. Lì dove rimarrà fino ad oggi.
Francesco TAVANO – 119 reti
Qualcuno fermi Ciccio Tavano, se ci riesce. Quest’anno sono quarantadue le candeline spente, eppure il casertano non vuole proprio saperne di finirla. Anzi, è già pronto a vivere un’altra avventura con il Ponsacco, in Toscana, la regione che ormai è diventata la sua casa. E c’è un che di romantico se si pensa che proprio a Firenze è cominciato tutto a cambiare. I Viola vanno a pescarlo nel Nola e all’ombra della Cupola del Brunelleschi cresce e si esprime il talento di Tavano. Muove i primi passi tra i professionisti con il Rondinella, storica seconda squadra del capoluogo. Ed è lì che viene notato dall’Empoli. Il laboratorio degli Azzurri, spesso e volentieri, rappresenta il trampolino di lancio ideale per chi vuol mettersi in mostra: una società solida e l’aria di provincia consentono a Tavano di farsi notare come uno dei migliori interpreti nel suo ruolo. Trascina il club alla promozione in Serie A nel 2004-05 con diciannove reti e si ripete con il medesimo score nel massimo campionato. Il tentativo di sfondare tra Valencia e Roma fallisce, dunque è ora di tornare in Toscana per ricominciare lì da dove si è lasciato. Cambia la città – adesso è Livorno – ma non lo spartito: con i labronici Tavano veste i panni del leader e nel 2008-09 segna addirittura ventiquattro gol che spediscono i tirrenici in Serie A e gli conferiscono il titolo di re dei bomber tra i cadetti. Nel 2011 inizia la sua seconda avventura empolese e qui i numeri sono ancora migliori, sfondando per tre anni consecutivi la quota delle venti reti. I suoi ultimi tre gol in Serie B li fa con il verde dell’Avellino addosso e dopo altre meraviglie – e un nuovo titolo di capo-cannoniere – con la maglia della Carrarese, Francesco si appresta ad affrontare la sua ventiduesima stagione agonistica. Chi lo ferma Ciccio Tavano?
Antonio DE VITIS – 126 reti
Quando c’era bisogno di mettere una firma su un quadro d’autore, Antonio non si faceva mai dietro. Anzi. Le sue reti, spesso decisive, hanno consentito ai suoi club d’appartenenza di centrare obiettivi importanti: salvezze o promozioni che siano, in prima o in seconda serie poco importa. Quel che conta è essere nel posto giusto, al momento giusto. E quando si fanno della rapidità e dell’opportunismo le armi più affilate, beh, l’equazione riesce quasi sempre! Segna il suo primo gol in Serie B nel 1985 con la maglia del Palermo, ma è nella stagione 1986-87 che il suo nome entra prepotentemente nelle cronache nazionali. Grazie alle sue diciotto reti, De Vitis consente al Taranto di centrare la salvezza. Nel 1988 accetta l’offerta dell’Udinese e con quindici gol assicura la promozione in Serie A ai friulani. Tuttavia, un infortunio e la presenza in avanti del tandem Branca-Balbo lo relega ai margini dell’undici titolare. Così, nel 1991 De Vitis fa di nuovo le valigie per sposare la causa del Piacenza. Ed è lì che Antonio segna le pagine più belle della sua carriera: contribuisce pesantemente alla prima storica promozione degli emiliani in Serie A, grazie a trentasei reti in due stagioni e nel 1995 lo chiama il Verona per riproporre all’ombra dell’Arena la specialità della casa: la promozione. Anche questa volta, Antonio fa centro e conquista la sua quarta promozione, la terza in A anche con la casacca dell’Hellas Verona. Chiude la sua carriera a trentatré anni salutando il caravanserraglio della cadetteria con dodici gol in trenta presenze. D’altronde, non si poteva mica salutar diversamente.
Giovanni COSTANZO – 130 reti
Non ci fosse stata la Seconda Guerra Mondiale, il nome di Giovanni Costanzo occuperebbe tranquillamente il gradino più alto del podio. Ed invece le frantumazioni interne e le complicazioni che ne derivarono nell’organizzazione di tornei degni di questo nome hanno rimescolato le carte negli almanacchi, relegando il biellese al quarto posto assoluto nella storia del torneo a girone unico. Se venissero contate, infatti, le marcature realizzate nel campionato misto 1945-46 e quelle del torneo 1946-47 che fu disputato in tre gironi separati, i gol complessivi ammonterebbero a 143. Ma poco conta, se ci si ritrova a celebrare il profilo di un calciatore capace di segnare in modo indelebile la storia del club della sua città, portato fino alla serie cadetta con una quantità di reti impressionante. Si è anche aggiudicato per due volte il titolo di capocannoniere con la casacca dello Spezia. Se ne andò precocemente all’età di quarantasei anni, forte anche di un premio Seminatore d’Oro per l’impresa sportiva compiuta col Viareggio, portato dalla IV Serie alla B in soli tre anni.
Andrea CARACCIOLO – 132 reti
Il traguardo delle quaranta candeline è lì, pronto per essere spento. Premiarsi con il terzo posto assoluto nella classifica dei marcatori di tutti i tempi della Serie B è il giusto premio per L’Airone che non vuol smettere di spiegare le ali. Gli è mancato davvero poco per diventare un profilo di primissimo livello nel panorama del calcio italiano e le due presenze con la Nazionale azzurra con Lippi e Donadoni è lì a confermarlo. Ha vissuto periodi d’oro a Brescia, la città che ha rappresentato per tutto l’arco della sua carriera il suo punto di riferimento. Da giovanissimo raccoglieva assist che gli forniva un ragazzo di Caldogno con il codino, man mano che gli anni sono passati è diventato un leader nello spogliatoio delle Rondinelle. In mezzo, sogni quasi realizzati, passaggi a vuoto, cadute e rinascite. Soltanto a Palermo è riuscito a far vedere alcuni sprazzi del suo talento che sul prato del Mario Rigamonti ha sempre rappresentato una consuetudine. Con il Brescia si contano complessivamente oltre 400 match, conditi da 179 reti. Un airone con le unghie da falco.
Daniele CACIA – 134 reti
Gli è sempre mancato qualcosa per primeggiare. La continuità in alcune parentesi della sua carriera. La fortuna, durante la sua esperienza a Firenze che poteva consacrarlo come nuovo profilo del futuro viola, se non fosse stato per un grave infortunio occorsogli. Un solo gol per poter salire sul primo gradino del podio. Come Brescia vale per Caracciolo, così Piacenza vale per Daniele. Lì è nato, lì è esploso, lì si è ritrovato, lì ha concluso – per ora – la sua carriera da professionista. Nel suo palmares spuntano un titolo di capocannoniere, conquistato con il Verona nella stagione 2012-13, oltre ad una sequela di annate che sono terminate in doppia cifra. Fra i vari capitoli segnati sul prato del Leonardo Garilli, Daniele Cacia ha lasciato un ottimo ricordo di sé anche nelle Marche, precisamente ad Ascoli. In bianconero, infatti, è riuscito a segnare trenta reti in due anni. Che, quando le fai a trentaquattro anni, assumono un particolare peso specifico.
Stefan SCHWOCH – 135 reti
Il maestro è qui ed è pronto per impartire ripetizioni ai ragazzi o ai campioni del futuro che vogliano mettersi alla prova in uno dei campionati più duri d’Italia e d’Europa. Se i pronostici sono fatti per essere smentiti, il campionato cadetto fa propria questa teoria e ne fa una peculiarità del suo DNA. Tuttavia, quando c’è bisogno di certezze, le persone reagiscono in modi differenti: c’è chi si rivolge alle sfere celesti per ricevere un aiuto dall’alto, c’era invece chi si rivolgeva a Stefan Schwoch per buttare la palla in fondo al sacco e cullare i propri sogni. Dopo aver passato la prima parte della sua carriera “relegato” sulla fascia, esplode nel Crevalcore. Lì lo nota il Pavia ed inizia a far parlare di sé per la concretezza sotto porta. Caratteristiche che non sfuggono agli osservatori del Livorno: con i labronici mette a segno diciannove reti ed il suo profilo diventa uno dei più appetiti nel panorama della terza serie. Scala vertiginosamente nel giro di poco tempo le graduatorie e con ventuno gol nel torneo 1995-96 trascina il Ravenna in Serie B. Ed è proprio lì che si cementa il gruppo dei “suoi”: in campo fanno faville i vari Luppi, Iachini, Buonocore e Zauli, guidati da mister Novellino. Il tecnico li porta quasi per intero a Venezia e lì Stefan si realizza, segnando la sua prima rete fra i cadetti all’età di ventotto anni. Sarebbe un’età in cui in molti iniziano ad avvertire il peso degli anni. Ed invece la stella di Stefan inizia a brillare proprio lì. Dopo essersi levato lo sfizio di segnare due reti in Serie A, il centravanti diventa una presenza fissa nelle primissime posizioni delle classifiche marcatori della cadetteria. Dopo le ventidue reti con il Napoli e l’esperienza non indimenticabile con la maglia del Torino, si stabilisce a Vicenza dove continua a segnare fino alla soglia dei quarant’anni, infilando i portieri avversari con una continuità fuori dal normale. Roba da numeri uno.