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La classifica marcatori della Serie A 1998/1999

Calcio Operazione Nostalgia 05/07/2022

Dopo l’osmosi statica condivisa con Di Biagio che ha paralizzato un’intera nazione, la sorpresa mista a sconcerto alla vista del Fenomeno Ronaldo scender faticosamente gli scalini dell’aereo prima della finalissima con la Francia e la gioia dipinta sul volto di Didier Deschamps con la prima, storica Coppa del Mondo dei Bleus, le attenzioni si concentrano inevitabilmente sulle sorti dell’ultimo campionato tutto “Made in 1900” della Serie A.

Come ogni anno, i colpi di mercato hanno movimentato miliardi manco fossero soldini del Monopoli – basta chiedere a Sergio Cragnotti e la sua faraonica campagna acquisti da 170 miliardi – e di pari passo le aspettative dei tifosi dopo l’ultimo, polemico e meraviglioso campionato.

Tutti vanno all’inseguimento della Juventus, specialmente l’Inter di Massimo Moratti che, dopo ave recriminato non poco per l’epilogo dell’ultimo torneo, mette a disposizione di mister Simoni anche Roberto Baggio, formando sulla carta un tandem di non poco conto. C’è anche la Lazio che punta alla supremazia non solo nella Capitale, ma anche in Italia. Le mire del patron della Cirio sono ambiziose e per questo il numero uno dei biancocelesti non bada a spese, fornendo ad Eriksson un’ampia schiera di nuovi acquisti. Fra gli altri, ecco Mihajlovic, Sergio Conceição, Stankovic e De La Peña che vanno ad unirsi al tandem d’attacco da ottanta miliardi nuovo di zecca composto da Salas e Vieri.

Ovviamente, le altre non stanno mica a guardare. La Vecchia Signora puntella i suoi reparti con gli innesti di diversi giovani, mentre la Fiorentina – in mano a Trapattoni – punta anch’essa al Tricolore con Rui Costa e Batistuta sempre più leader della Viola. Il Parma, invece, si assicura Juan Sebastian Veron per ridare vigore alla mediana, mentre in panchina arriva il promettente Alberto Malesani, incaricato di raccogliere il pesante testimone lasciatogli da Carlo Ancelotti.

Dulcis in fundo, il Milan. D’altronde, è l’epoca delle sette sorelle. Dopo un biennio disastroso, la dirigenza opta per un repulisti profondo ed affida la panchina ad Alberto Zaccheroni che negli ultimi due anni ha portato l’Udinese fra le top del campionato. Il tecnico di Meldola si porta con sé Helveg e Bierhoff per replicare con altri mezzi ed ambizioni il progetto che l’ha fatto diventare grande in Friuli. E proprio l’Udinese che si ritrova senza regista ed interpreti, scopre di avere tra le proprie fila un attaccante di primissima qualità, sul piede di partenza qualche anno prima e, ora, interprete-principe del calcio di Guidolin che è giunto sulla panchina bianconera dopo il miracolo di Vicenza: è Marcio Amoroso.

Il brasiliano si aggiudica sorprendentemente una classifica marcatori che parla dannatamente sudamericano, se si pensa che fra i primi dieci posti, sei sono appannaggio degli attaccanti oltreoceano, mentre soltanto Delvecchio, Muzzi, Signori e Simone Inzaghi riescono ad insidiarli.

In un’annata che verrà ricordata per lo Scudetto conquistato dal Milan in extremis e dilapidato dalla Lazio miliardaria proprio sul più bello, ecco la classifica marcatori del campionato 1998-99. Limitiamoci ai calciatori che hanno terminato il torneo in doppia cifra per non stimolare troppi ricordi d’infanzia.

Marcelo Alejandro OTERO (Vicenza) – 10 reti

L’attaccante uruguaiano dimostra di valere ben oltre la celeberrima quaterna sul campo della Fiorentina, andando per la terza volta in doppia cifra nei quattro tornei disputati con la casacca biancorossa. Tuttavia, i suoi sforzi non impediranno al Vicenza di evitare la retrocessione. Certo, non è il modo migliore di salutare il Romeo Menti, ma il suo ricordo rimarrà sempre vivo nelle memorie dei tifosi berici.

Hidetoshi NAKATA (Perugia) – 10 reti

È senza dubbio il fantasista giapponese una delle più belle ed inattese sorprese del torneo. Si presenta con una doppietta ai campioni d’Italia della Juventus nell’esordio in campionato e le sue prestazioni – che garantiscono un costante apporto di quantità e qualità – consentono agli umbri di Ilario Castagner prima e di Vujadin Boskov poi di centrare la salvezza, seppur alla penultima giornata. Sarà un vero e proprio fenomeno mediatico.

Roberto MANCINI (Lazio) – 10 reti

Il Mancio vede sfumare il suo secondo Scudetto sul filo di lana nel testa a testa con il Milan. Matura così una vera e propria beffa che, comunque, verrà sanata dal tricolore l’anno successivo. Il fantasista marchigiano vive una stagione meravigliosa: gol e assist di classe e in quantità all’interno di una rosa nella quale fa valere, eccome, il suo peso specifico. La perla di tacco in quel di Parma rimarrà il lascito più prezioso di questa stagione.

Alvaro Alejandro RECOBA (Inter e Venezia) – 10 reti

Cosa vuol dire “spostare gli equilibri”. L’arrivo dell’attaccante uruguaiano in Laguna, infatti, viene ricordato come una delle più emblematiche manovre nel mercato di riparazione nella storia degli ultimi trent’anni del campionato italiano. E c’è da crederlo se lo stesso direttore sportivo dell’epoca, Beppe Marotta, lo ricorda in questi termini. El Chino forma un formidabile tandem con Pippo Maniero e grazie alle sue decisive giocate riesce a dare la spinta necessaria alla squadra di Walter Novellino che dalle ultime posizioni chiude il campionato addirittura all’undicesimo posto.

Manuel RUI COSTA (Fiorentina) – 10 reti

Firenze è ormai la nuova casa del portoghese e i tifosi trovano finalmente nel lusitano un numero 10 capace di reggere il pur pesantissimo confronto con Roberto Baggio. S’intende che è un piacere con Batigol e la Viola torna così a sognare in grande. L’ultimo torneo tutto “Made in 1900” sembra essere quello adatto per il definitivo salto di qualità: sulla panchina siede un tecnico esperto come Giovanni Trapattoni e il tecnico responsabilizza ancor di più il lusitano. L’ex Benfica dà il suo cospicuo contributo per coltivare i sogni tricolore, conquistando anche il titolo di campione d’Inverno, finché la sfortuna non ci mette lo zampino e Rui Costa perde il suo punto di riferimento in avanti, Gabriel Batistuta, rimandando a data da destinarsi il festeggiamento dello Scudetto.

Philemon Raul MASINGA (Bari) – 11 reti

L’attaccante sudafricano vive il suo periodo di massima forma. Mister Fascetti non può fare a meno di lui, utile sia in fase di rifinitura che di conclusione a rete. Chippa, infatti, segna e fa segnare ed i Galletti veleggiano così sicuri verso una tranquillissima salvezza e, anzi, per un buon periodo del torneo i pugliesi coltivano giustificate ambizioni europee. L’Inter si conferma come la sua vittima preferita tant’è che i Nerazzurri cadono per il secondo anno di fila a San Siro sotto i suoi colpi: la sua doppietta consegna al Bari la vittoria definitiva per 3-2.

Arturo DI NAPOLI (Vicenza ed Empoli) – 11 reti

Re Artù viene chiamato dai toscani in corso d’opera per ovviare alla cronica mancanza di una bocca di fuoco dopo la cessione di Carmine Esposito alla Fiorentina. L’arrivo dell’ex Inter e Napoli si rivela fruttuoso negli intenti, ma meno nei risultati che, infatti, vedono l’Empoli costantemente relegato all’ultimo posto in classifica. Ciononostante, l’Inter – proprietaria del cartellino – riesce a monetizzare questo suo exploit, cedendolo al Piacenza a fine stagione per ben otto miliardi di lire.

Roberto Carlos SOSA (Udinese) – 11 reti

Chiedere di non far rimpiangere il capocannoniere del campionato non è cosa semplice. Soprattutto se, poi, il bomber è un monumento come Oliver Bierhoff. A Udine nel 1998 inizia l’era post-Zaccheroni e su mister Guidolin e il Pampa pendono gli esiti di un’intera stagione. Il tecnico si conferma anche dopo il Miracolo Vicenza, mentre l’attaccante argentino – giunto in punta di piedi – si fa apprezzare più in appoggio di Amoroso e Poggi, senza comunque disdegnare la conclusione a rete. Si contano undici acuti a fine stagione che, comunque, si rivelano fondamentali per la qualificazione alla Coppa UEFA, seppur giunta dopo lo spareggio con la Juventus.

Filippo MANIERO (Venezia) – 11 reti

L’ariete di Legnaro fa quel che può durante il primo scorcio di campionato, facendo da spalla a Stefan Schwoch che è l’unico in grado di andare in rete nelle prime otto giornate. A gennaio, però, avviene una vera e propria rivoluzione e mister Novellino affida proprio a Pippo le chiavi dell’attacco, affiancandolo ad Alvaro Recoba, appena giunto in prestito dall’Inter. Proprio con i Nerazzurri Maniero si sblocca nel 6-2 patito a San Siro. Ma di lì in poi il Venezia disputa un girone di ritorno con medie europee, centrando la salvezza anche – e soprattutto – grazie alle reti del suo bomber-principe che sarà un simbolo dei lagunari.

Vincenzo MONTELLA (Sampdoria) – 12 reti

Un infortunio alla caviglia lo tiene fuori dai giochi per ben quattro mesi e ciò ne condiziona inevitabilmente il rendimento. Ma è la Sampdoria a patirne particolarmente l’assenza, ritrovandosi invischiata nella lotta per non retrocedere in Serie B. Sebbene torni in inverno e realizzi una tripletta all’Inter, le sue undici reti nel girone di ritorno non saranno utili ai doriani per evitare la dolorosa discesa fra i cadetti. Dopo cinquantaquattro reti in tre campionati, dunque, Vincenzo saluta Genova per approdare a Roma e vivere la fase più entusiasmante della sua carriera.

Christian VIERI (Lazio) – 12 reti

È l’uomo del momento. Dopo la fantastica stagione con l’Atletico Madrid e l’ottimo Mondiale di Francia durante il quale ha realizzato cinque reti, Bobo Vieri è uno degli attaccanti più desiderati al mondo. E per questo Sergio Cragnotti è obbligato a mettere sul piatto quasi cinquanta miliardi di lire per convincere i Colchoneros a cederlo. Sebbene durante la stagione sarà spesso bloccato da infortuni, l’ariete riesce spesso ad essere decisivo e a coltivare i sogni di Scudetto. Ma un imprevedibile finale di campionato lo costringe ad ammirare il Milan di Zaccheroni festeggiare il tricolore.

Marco DI VAIO (Salernitana) – 12 reti

All’Arechi è già un eroe. Le sue reti, infatti, hanno consentito alla Salernitana di ritornare in Serie A dopo oltre cinquant’anni e se i Granata riescono a rimanere in gioco per la salvezza fino all’ultimo minuto, una buona parte del merito è anche sua. Marco Di Vaio, dopo i buoni segnali lanciati da giovanissimo con la maglia della Lazio, è ormai un attaccante formato e il torneo da titolare fisso nell’attacco della Salernitana ne fanno amplificare la valutazione in maniera esponenziale, tanto da essere acquistato dal Parma l’anno successivo per far coppia con Hernan Crespo.

LEONARDO Nascimento de Araujo (Milan) – 12 reti

Con l’arrivo di Zaccheroni sulla panchina rossonera, il trequartista brasiliano si esalta come non aveva mai fatto, ricoprendo un ruolo decisivo nella corsa del Diavolo allo Scudetto. Segna in ogni modo, specie su calcio da fermo. È la più prolifica stagione in Europa della sua carriera e, a suo modo, sarà anche irripetibile. La sua crescita durante il torneo è così marcata e decisiva da renderlo un elemento imprescindibile nello scacchiere del tecnico di Meldola. Segna anche una doppietta nel derby di marzo 1999 terminato 2-2.

PAULO SERGIO Silvestre do Nascimento (Roma) – 12 reti

Quando la Roma annuncia il suo acquisto è il gennaio del 1997 e sulla panchina giallorossa siede l’argentino Carlos Bianchi. Il tecnico conosce bene l’attaccante esterno brasiliano – campione del Mondo nel 1994 – che ben si sta disimpegnando con il Bayer Leverkusen. Ma quando giunge a Roma a dirigere la squadra c’è Zdenek Zeman. E il boemo si coccola il regalo che gli ha fatto il suo predecessore, valorizzandone oltremodo le sue doti: sforna assist e fa segnare e nel 1998-99 bissa il rendimento dell’anno precedente, tanto da stimolare le attenzioni del Bayern Monaco che, al termine del torneo, lo acquista.

Francesco TOTTI (Roma) – 12 reti

Il suo talento cristallino ha stregato la Roma giallorossa che, nel suo cuore, lo ha unanimemente innalzato allo status di Ottavo Re di Roma, con buona pace di Paulo Roberto Falcão. Nel tridente zemaniano, Totti dimostra di aver doti di attaccante vero, unendo potenza e concretezza alla fantasia. Grazie al tecnico boemo, infatti, va per il secondo anno consecutivo in doppia cifra, una condizione che sarà una costante man mano che la sua maturazione si farà sempre più completa. Tanto da renderlo immortale nei cuori dei tifosi romanisti.

Filippo INZAGHI (Juventus) – 13 reti

In una delle peggiori stagioni della storia recente della Juventus, uno dei pochi elementi a salvarsi dal naufragio è proprio Pippo Inzaghi che tiene in piedi la baracca da solo, realizzando venti reti complessive fra campionato e coppe. In Champions League si batte come un leone contro il Manchester United, ma saranno proprio i Red Devils a festeggiare il passaggio del turno. Senza Del Piero al suo fianco – infortunatosi gravemente – Inzaghi dimostra di essere in grado di reggere sulle proprie spalle il peso dell’attacco. Ma sarà una stagione da dimenticare: la Vecchia Signora, infatti, chiude l’annata con una sconfitta nello spareggio-UEFA contro l’Udinese.

RONALDO Luis Nazario de Lima (Inter) – 14 reti

Doveva essere l’anno della conferma ed invece è qui che inizia il calvario del Fenomeno. Nonostante l’arrivo di Roberto Baggio, l’Inter vive una stagione complicatissima e l’avvicendamento in panchina di quattro allenatori – Simoni, Lucescu, Castellini e Hodgson – è la sintomatica rappresentazione della polveriera all’interno dell’ambiente nerazzurro. Come se non bastasse, una già di per sé complicata stagione viene aggravata dai continui infortuni al ginocchio che lo tengono fuori per quasi metà torneo: disputa, infatti, solo diciannove partite su trentaquattro, mantenendo comunque un’ottima media-gol. D’altronde, non si è Fenomeni per caso.

Simone INZAGHI (Piacenza) – 15 reti

La famiglia Inzaghi sforna bomber in quantità e qualità e le quindici reti di Simone, cresciuto all’ingombrante ombra di Filippo, ne sono la riprova. Gli emiliani si godono il loro bomber fatto in casa che, dopo l’esperienza con la maglia del Brescello, si conferma ad altissimi livelli, consentendo al Piacenza di centrare una salvezza comunque sudatissima e giunta dopo l’infuocato match contro la Salernitana all’ultima giornata. L’ottima stagione gli varrà la chiamata della Lazio, squadra alla quale Simone segna il suo primo gol in Serie A, nel giorno del debutto assoluto.

José Marcelo SALAS (Lazio) – 15 reti

Il bomber cileno veste finalmente i colori biancocelesti dopo che il suo ingaggio era stato annunciato nel mese di gennaio del 1998. Nel mezzo El Matador si mette in luce con il River Plate e, soprattutto, con la nazionale cilena che incrocia il cammino dell’Italia durante il Mondiale di Francia ’98. Agli Azzurri realizza una doppietta che spaventa la squadra di Maldini e un’intera nazione. In campionato si conferma ad altissimi livelli grazie ai suoi colpi di testa – specialità della casa, nonostante i suoi 173 centimetri d’altezza – che portano la Lazio a sfiorare lo Scudetto e, contemporaneamente, a festeggiare il successo in Coppa delle Coppe contro il Mallorca.

Giuseppe SIGNORI (Bologna) – 15 reti

Nessuno avrebbe scommesso sulla sua rinascita. Ma Carlo Mazzone che ne sa molto di più degli altri riesce a risollevare le sorti di colui che, nel giro di un anno, è passato da re dei capocannonieri ad attaccante spaesato. A Bologna la passione è stata riaccesa dal passaggio di Roberto Baggio e, dopo la sua cessione all’Inter, i tifosi felsinei sono alla ricerca di un altro attaccante che raccolga la sua eredità. Beppe dimostra che l’ultima stagione (trascorsa inizialmente ai margini del progetto-Lazio e dopo sei mesi tutt’altro che fruttuosi con la Sampdoria nella seconda parte di campionato) è stata soltanto un incidente di percorso. Prende in mano il Bologna e lo porta alle soglie della finale di Coppa UEFA: in coppia con lo svedese Kennet Andersson si esalta, diventando il simbolo dello stadio Renato Dall’Ara.

Roberto MUZZI (Cagliari) – 16 reti

L’attaccante romano è ormai il bomber del Sant’Elia dal novembre 1994, quando venne acquistato dalla Roma. È lui a riportare in Serie A il Cagliari nel 1997-98 trascinando il club rossoblù con ben diciassette reti. E nonostante il suo repertorio fosse ben noto a tutti, in molti rimasero impressionati dalla maturazione raggiunta dal centravanti nel 1998-99. Grazie alla sua continuità, infatti, i sardi sono riusciti a tracciare un solco fra loro e la zona retrocessione incolmabile per le pretendenti alla salvezza. Le sedici reti saranno l’ultimo regalo da calciatore di Roberto alla città, con la quale rimane comunque un legame che non si è affatto deteriorato con gli anni. Anzi.

Hernan Jorge CRESPO (Parma) – 16 reti

È in questa stagione che Valdanito brevetta con sorprendente regolarità la sua specialità: il tacco alla Crespo. Sotto i suoi colpi cadono vittime illustri come Fiorentina, Inter, Milan e Juventus ed è proprio in occasione del match di ritorno con i bianconeri che Hernan segna una memorabile tripletta che sancisce l’addio tra Marcello Lippi e la Juventus. Parma è ai suoi piedi e nei suoi piedi albergano tutti i sogni dei tifosi ducali che, infatti, a fine stagione alzano sotto il cielo di Mosca la Coppa UEFA, conquistata dopo un eloquente 3-0 all’Olympique Marsiglia. Ovviamente, anche con la firma di Hernan. Che domande.

Marco DELVECCHIO (Roma) – 18 reti

L’attaccante ex Inter si esalta con il modulo di Zdenek Zeman, toccando vette di rendimento mai più raggiunte con simile consistenza. Corre, lotta e s’impone come re dell’area di rigore, finalizzando la gran parte delle manovre d’attacco giallorosse. Con una sua doppietta nel derby di ritorno mette un bastone fra le ruote niente male nella rincorsa biancoceleste allo Scudetto, confermandosi come una vera e propria bestia nera della Lazio. D’altronde ha ceduto lo scettro di miglior marcatore nei derby a sua maestà Totti, dopo averlo condiviso per diversi anni con Dino da Costa.

Oliver BIERHOFF (Milan) – 19 reti

Missione compiuta. Il piano del Milan di centrare lo Scudetto traslando da Udine a San Siro la colonna vertebrale che ha fatto la fortuna di Zaccheroni negli anni friulani ha dato i suoi frutti, eccome. Il panzer tedesco butta la palla in fondo alla rete con la regolarità che negli ultimi anni è mancata ai vari carneadi Dugarry e Kluivert: è lui la cura ai mali del Milan. E l’esperimento, infatti, dà i suoi copiosi frutti con l’andar del tempo con il Diavolo che rincorre per gran parte del torneo le fuggitive di turno (Fiorentina prima e Lazio poi), riuscendo ad assestare la zampata vincente sul filo di lana e riportando il tricolore sulle maglie rossonere dopo un’attesa di tre anni.

Gabriel Omar BATISTUTA (Fiorentina) – 21 reti

Il bilancio di questa stagione non può che essere agrodolce per il Re Leone il quale, per buona parte del torneo, ha potuto coltivare con giustificate motivazioni il suo grande sogno: portare la Fiorentina sulla cima d’Italia. Le premesse ci sono tutte: in panchina c’è Giovanni Trapattoni, Rui Costa alle sue spalle ed altri otto scudieri pronti a dannarsi l’anima pur di riportare Firenze davanti a tutte. Tutto va secondo i piani fino al mese di febbraio quando s’infortunò nel match di ritorno con il Milan, abbandonando così la Fiorentina proprio nel momento più delicato. Un’annata beffarda, conclusa dalla sconfitta nella finale di Coppa Italia con il Parma per effetto del 2-2 nel match di ritorno dopo l’1-1 in Emilia. Nulla che, comunque, possa inficiare l’amore dei tifosi nei suoi confronti.

Marcio AMOROSO dos Santos (Udinese) – 22 reti

Il capocannoniere che non t’aspetti. Mentre in molti dalle parti del Friuli si ritrovano a piangere la cessione in blocco al Milan di Helveg e Bierhoff, accompagnati dal loro mentore Zaccheroni, nessuno si accorge di quanto stia scalpitando lì davanti il centravanti brasiliano, finalmente al centro del progetto del nuovo tecnico giunto dal Vicenza: Francesco Guidolin. La società preleva dal Gimnasia La Plata l’erede del centravanti tedesco: Roberto Carlos Sosa. El Pampa però, a differenza del tedesco, gioca più di sponda, lasciando campo libero ai colleghi di reparto Amoroso e Poggi di penetrare nelle difese avversarie. E così l’attaccante brasiliano si esalta, segnando con incredibile continuità ed aggiudicandosi la palma di miglior marcatore all’ultima giornata, grazie alla doppietta sul campo dell’Empoli. Il titolo di capocannoniere, così, torna a parlare brasiliano dopo trentatré anni, quando ad aggiudicarselo fu Luis Vinicio del Vicenza nel 1965-66 con venticinque reti.


Operazione Nostalgia

Operazione Nostalgia si caratterizza per una narrazione nostalgica e romantica del calcio italiano tra gli anni '80 e gli anni 2000, decenni di cui ripercorre i momenti salienti e racconta le storie dei personaggi più iconici e curiosi.

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