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Le divise anni ’90 della Fiorentina

Serie A Operazione Nostalgia 03/05/2022

La storia del calcio è stata, e lo è tutt’ora, condita dalle rivalità, dalle fedi contrapposte, dalla diversità di opinioni. Spesso anche i giudizi sulle divise delle squadre generano divergenze di opinioni ma in alcuni casi, alcune di queste divise sono diventate talmente iconiche da unire anche i giudizi. Le divise della Fiorentina anni ’90, ad esempio, possono essere considerate di gran lunga tra le più belle di quel periodo, e non solo.

Un laboratorio d’idee e colori

Ci approcciamo agli anni ’90 guardando anche quel che è accaduto negli anni ’80. D’altronde sappiamo cosa saremo quando si è consci da dove si viene. Basti dare un’occhiata alla divisa sfoggiata nel 1981-82 (la prima con gli sponsor sulle magliette) quando la Viola si ritrovò con un enorme giglio all’altezza del ventre, figlio del restyling del logo operato – non senza polemiche – che coniuga la F di Firenze al profilo di un giglio, simbolo immemore del comune toscano. Al bando il classico viola, via alla “rivoluzione” operata dalla J.D. Farrow’s che fa la sua “ingombrante” comparsa sulle casacche fiorentina.

Dopo due anni ecco far la sua comparsa il marchio Opel, che campeggia a mo’ di fascia sul petto: una soluzione che rimarrà iconica ed indossata da modelli d’eccezione come Socrates e Baggio. Il rosso fa la sua comparsa sul colletto fino al 1985 quando poi scomparirà gradualmente, fino a ritornare ad una soluzione più classica nel 1986-87 grazie al lavoro della N2 che, in occasione dell’ultima stagione in viola di Antognoni, ripropone uno stile più classico con lo sponsor Crodino sulle maglie. Insieme all’analcolico biondo, si “stappa” definitivamente anche il talento di Roberto Baggio che porta la Fiorentina ad essere una delle vere big del campionato italiano, trascinandola fino alla finale di Coppa UEFA del 1989-90 persa contro la Juventus. In quella occasione, giusto per rimanere in tema di “innovazione”, sulla maglia campeggiava il nome del più diffuso quotidiano fiorentino: La Nazione. Una novità assoluta nel mondo del calcio.

Un’annata “frizzantina” con la 7 Up sul petto: alti, bassi, gaffe e icone

Eccoci dunque giunti ai nostri meravigliosi ed amati anni ’90. Orfana di Baggio, la Curva Fiesole è alla ricerca di un nuovo beniamino al quale affidare i propri sogni. Dopo il Mondiale l’abbaglio di Lacatus dura il giro di un anno. È il 1991-92 quando il presidente Vittorio Cecchi Gori porta in Italia il bomber del Boca Juniors: Gabriel Omar Batistuta. Nasce così un mito, una vera e propria icona del decennio più colorato e variopinto di sempre.

Il viola fa la sua prepotente e sempre più costante comparsa sulle riviste dell’epoca, le quali celebrano le doti da cecchino dell’attaccante di Reconquista. Segna le sue prime reti con lo sponsor Giocheria sul petto, ma nel 1992-93 la Fiorentina si presenta ai nastri di partenza con il deciso obiettivo di insidiare le grandi del torneo. Allo stadio Artemio Franchi, infatti, si presentano nell’ordine Baiano, Effenberg e Brian Laudrup; la squadra è affidata ad un allenatore esperto come Luigi Radice che, in passato, portò il Torino alla conquista dello Scudetto 1975-76.

La Viola è sfavillante, convinta di aver trovato in Batigol un’assicurazione per il futuro e con accanto dei campioni affermati come quelli succitati, è quasi inevitabile non presentarsi con una “veste” adatta: la Lotto propone una casacca griffata con toni su toni di viola che riporta alla fantasia geometrica dello sponsor tecnico veneto e sul petto fa la sua comparsa il logo della 7 Up, bevanda gassata storicamente legata a Fido Dido e a scuderie di Formula 1, come la Benetton e la Jordan. Una maglia meravigliosa. Ma che sarebbe stata un’annata “particolare” quella del 1992-93 ci se ne accorge quando la Fiorentina scende in campo con la sua seconda maglia: è bianca, ma sulle spalle presenta una fantasia geometrica che dovrebbe rappresentare una sorta di giglio stilizzato. I toscani si presentano di bianco vestiti in occasione di due trasferte consecutive sui campi di Brescia e Napoli ed il polverone esplode nel mese di novembre quando in molti notano il sovrapporsi di linee geometriche che richiamano involontariamente ad una svastica.

La Lotto e la Fiorentina si scusano, ritirando immediatamente la maglia dal mercato, e presentandone una nuova in corso d’opera: totalmente candida. Forse non tutti lo sanno, ma qualche collezionista potrà vantare un vero e proprio pezzo da collezione nella propria bacheca (prego per l’informazione)! Non è questa, però, l’unica nota dolente di un torneo che vede la Fiorentina precipitare clamorosamente in Serie B dopo un ottimo girone d’andata. Non impiegano assai i toscani a ritornare prontamente nella massima categoria dopo aver dominato il torneo cadetto più “prestigioso” che la storia ricordi: basti pensare che Batistuta fu preceduto in classifica marcatori dal Condor Agostini e Bierhoff, lasciandosi alle sue spalle attaccanti del calibro di Chiesa (Modena), Inzaghi (Verona), Tovalieri (Bari), Hubner (Cesena) e Vieri (Pisa).

Tanto gelato per il dolce ritorno in A

Il Purgatorio della cadetteria è ormai alle spalle e la Fiorentina si presenta ai nastri di partenza della stagione successiva a USA ’94 con due nuovi innesti di peso: uno è Marcio Santos, difensore campione del mondo con il Brasile, mentre l’altro è il fantasista portoghese Rui Costa che viene strappato al Barcellona per una cifra vicina agli undici miliardi di lire. Il ragazzo di Fafe s’intende a meraviglia con Batistuta e nasce così una delle coppie più affiatate e prolifiche che la Serie A ricordi. La Viola celebra il suo ritorno nella massima serie con una casacca ideata dalla tedesca Uhlsport che propone una divisa dall’elegante colletto bianco con Gelati Sammontana in bella vista. È una divisa particolarmente amata dalle parti della Curva Fiesole: con quella maglia, infatti, il Re Leone di Reconquista si aggiudica il suo unico titolo di capocannoniere della Serie A, interrompendo così l’egemonia di Beppe Signori.

L’industria dolciaria di Empoli sarà il main sponsor della Fiorentina per un triennio, durante il quale i toscani toccano le vette più alte della loro storia recente. Nel 1995-96 sarà la Reebok ad ideare le maglie e nell’annata successiva la collaborazione viene suggellata con il trionfo in Coppa Italia: la casa statunitense propone una maglia viola a due tonalità, divisa al centro da un giglio stilizzato che accompagna la squadra di Ranieri fino al trionfo in Coppa Italia. L’anno successivo, invece, la divisa fa il giro del mondo quando Batistuta zittisce il pubblico del Camp Nou durante la semifinale d’andata della Coppa delle Coppe. L’argentino segna il gol che vale l’1-1 in trasferta, ma nella gara di ritorno i catalani – futuri vincitori del trofeo – prevalgono sugli avversari per 2-0 sul prato dell’Artemio Franchi.

La maglia sognata da ogni ragazzo

Talvolta la bellezza prevarica la passione per un club. Ci sono divise che non possono non conquistare la fantasia di milioni di aficionados sparsi sul globo terracqueo. Ed è quanto accade per la divisa sfoggiata dalla Fiorentina in vista del torneo 1997-98. La Viola, ormai, è un’icona del campionato più bello del mondo: Rui Costa e Batistuta sono fra i campioni più celebrati di sempre e quando viene presentata la divisa che vestiranno i nostri due eroi in vista del torneo che accompagna il carrozzone “pallonaro” ai Mondiali di Francia ’98, gli occhi degli appassionati – non solo toscani, ma in tutta Europa – restano ammaliati della proposta operata dall’italianissima Fila che, nel frattempo, ha preso il posto della Reebok.

Sulle spalle dei ragazzi che saranno guidati dall’esordiente Malesani campeggia una fantasia color oro che ricorda il logo dell’azienda di Coggiola, centro del Biellese, mentre sul petto ecco fare la propria comparsa il logo della giapponese Nintendo, sormontato da quello della GIG. Si tratta di una novità assoluta: un’azienda che produce consolle per videogiochi sbarca per la prima volta sulle maglie di una squadra del massimo campionato italiano. Probabilmente è una delle divise più belle ed amate di sempre, tanto da scatenare anche leggende metropolitane e “misteri”: ci riferiamo ad una versione prodotta in pochissimi esemplari con SuperMarioBros all’altezza del ventre. Non è stata mai utilizzata in impegni ufficiali e circolano numerosi racconti e mitologie circa la sua reale esistenza, tanto da aver interessato anche il Guardian in merito. Impossibile non amare una simile casacca. A prescindere dalla fede calcistica.


Operazione Nostalgia

Operazione Nostalgia si caratterizza per una narrazione nostalgica e romantica del calcio italiano tra gli anni '80 e gli anni 2000, decenni di cui ripercorre i momenti salienti e racconta le storie dei personaggi più iconici e curiosi.

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