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Perché gli inglesi si ostinano a cantare It’s Coming Home?

Calcio Il Calcio Inglese 28/11/2022

Anche quest’anno, alla vigilia dell’ennesima competizione internazionale, tra i primi cori cantati dai tifosi inglesi c’era il celeberrimo Its Coming Home”. I primi testimoni siamo stati noi, che per pura casualità eravamo a Manchester prima della gara inaugurale del Mondiale tra Inghilterra e Iran, e tra le prima canzoni sparate a palla dal pub nel pre e post partita, c’era proprio It’s Coming Home.

Ma come, direte voi. Dopo la sfortuna che gli ha portato all’Europeo. Dopo tutta l’arroganza mostrata un paio di estati fa, passata a cantarla in faccia ai tifosi avversari in segno di sfottò. Non hanno ancora capito che non bisogna cantare vittoria in anticipo? Come fanno ad insistere, credendo di essere superiori, quando poi non vincono nulla? Perché farlo, sapendo le conseguenze (soprattutto mediatiche) che può avere?
Ebbene, il punto è proprio quello. Per quanto It’s Coming Home (il cui vero nome è “Three Lions”) possa sembrare ai nostri occhi un coro arrogante o una canzone fatta apposta per schernire l’avversario, la realtà dei fatti è completamente opposta. Se solo una singola persona si fosse fermata ad ascoltare anche solo una parola in più oltre al ritornello, saprebbe che in realtà la canzone è una sorta di auto riflessione che gli inglesi fanno di loro stessi, citando a più riprese i tanti anni di insuccessi e di prese in giro degli avversari e anzi, sono consapevoli del fatto che ancora volta, come ogni volta, la nazionale deluderà le attese.

La canzone fu ideata prima degli Europei del 1996, giocati appunto nel Regno Unito. L’obiettivo era proprio quello, ovvero celebrare il fatto che il football tornava ad essere giocato nel paese in cui era stato inventato. Anche in quell’occasione però, nonostante le tante speranze, l’Inghilterra non riuscì a conquistare il trofeo, arrivando solo in semifinale. Da quel momento la canzone è diventata più un inno popolare che un canto di battaglia, per questo motivo tantissimi inglesi non capiscono come mai all’estero siano così inferociti nel rimarcare la loro arroganza o perché in tanti addirittura si ostinino a rimarcare il loro voler essere superiori.
La realtà è che nessuno lo canta per quello scopo, bensì lo fa con la stessa leggerezza con la quale si canterebbe un qualsiasi altro coro. Lo cantavano prima e continueranno a cantarlo all’infinito, proprio perché le parole sono molto più simili a un grido di rassegnazione che ad altro. “Non vinciamo mai, che possiamo farci? Almeno ci divertiamo”: il significato di quelle 3 paroline che tanto fanno inebriare i tifosi di altre nazionali, potrebbe essere riassunto così.

Al gol del 6-1 contro l’Iran, per esempio, tanti ragazzi inglesi si guardavano attorno increduli esclamando: “Is it actually coming home?”, ossia, “sta sul serio per tornare a casa?” (riferito al calcio, ovviamente). Ma è il loro modo di fare ironia, non una frase con del vero significato. Inutile ammirare o idolatrare in alcuni casi l’humor inglese, se poi non lo si coglie fino in fondo (perché di questo stiamo parlando).
Quindi ha poco senso anche solo prendersela con gli inglesi (tuttora in tanti continuano a comprare merchandising con la scritta “It’s Coming Home”), perché innanzitutto non capirebbero il perché della vostra rabbia e soprattutto non hanno alcuna intenzione di essere arroganti, anzi. Si stanno quasi auto insultando e a loro va benissimo così, nonostante


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