Vedi Napoli e poi… rifai lo stadio: l’assurda storia di Vic Barney
Italia e Inghilterra vantano da sempre una fortissima connessione a livello calcistico. Basti pensare al Genoa o al Milan, fondate entrambe da gentleman inglesi scesi sul territorio italiano per questioni diplomatiche o lavorative, oppure la Juventus, che deve i propri colori sociali al Notts County, oppure il Nottingham Forest, rosso in onore di Garibaldi, o il Bournemouth, rossonero in onore del Milan. Insomma, di esempi ce ne sono a decine e raccontano come i due paesi, sebbene lontani per idee e stile di gioco, siano realtà interconnesse tra loro da più di cent’anni.
Tra tutte queste storie che si sono susseguite nel corso degli anni, c’è quella di un certo Vic Barney, diventato a sua insaputa una sorta di Eroe dei Due Mondi. Da giovane il buon Vic sembrava avere un futuro prospero nel mondo del calcio: ancora teenager, era pronto per aggregarsi alla prima squadra dell’Arsenal. Un attaccante vecchio stile, che negli anni 30 era di gran lunga il ruolo più ambito. A rovinare i suoi piani ci pensò la Seconda Guerra Mondiale: con lo scoppio del conflitto, Vic fu richiamato alle armi come migliaia di suoi coetanei. A quei tempi in Inghilterra le possibilità di giocare a calcio c’erano comunque (sebbene non si trattasse di match ufficiali), ma la sfortuna lo aveva puntato, perché pochi mesi dopo essersi arruolato, fu spedito all’estero. Prima in Nord Africa, poi in Sicilia e infine, sempre in Italia, ma sulla penisola.
Barney aveva servito nel suo ultimo periodo a Napoli, ed era lì che si era stabilito, aveva fatto amicizia e continuo a rimanere anche quando la guerra era ormai finita. Anzi, fu proprio il suo amore e la passione per il calcio che, in una maniera del tutto bizzarra, gli permisero di diventare un piccolo eroe della città di Napoli e di farsi conoscere anche per le sue qualità atletiche.
Nel 1945, a ostilità ormai terminate, il calcio italiano stava cercando di riorganizzarsi. Alcune squadre erano impossibilitate a giocare nei propri impianti a causa dei bombardamenti, tanto che furono costretti a restare fermi per lungo tempo o effettuare lunghi viaggi verso altre aree della penisola pur di disputare una partita. Tra queste c’era anche il Napoli che, avendo avuto lo Stadio Giorgio Ascarelli bombardato dai tedeschi e inagibile, decise di ristabilirsi nell’area del Vomero, presso lo Stadio Arturo Collana. Quest’ultimo, però, aveva anch’esso delle problematiche: era stato usato dai nazisti come magazzino per le armi e per tenere in ostaggio i nemici. Fu per questo motivo che Vic Barney, il soldato inglese con l’amore per il calcio, fu messo a capo di un progetto che prevedeva la riqualifica dell’impianto e la sua successiva bonificazione per permettere al Napoli di riprendere l’attività.
Vic si mise d’impegno e sfruttando l’aiuto di 20 prigionieri nazisti, che avevano le celle proprio all’interno dello stadio, cominciò i lavori: il campo era sparso di munizioni inutilizzate, alcune già esplose, grosse buche e addirittura carburante. Nel giro di poche settimane, tutto fu sistemato, il campo (coi metodi di allora) “rizollato” e sistemato a nuovo, pronto per essere utilizzato. Come “premio” per l’ottimo lavoro svolto, a Vic fu data la possibilità di giocare per il Napoli, a tal punto che diventò il primo calciatore inglese della storia a disputare delle partite ufficiali in Italia.
Per ironia della sorte, quell’anno il Napoli vinse anche il proprio girone del campiona misto Centro-Sud Italia e fu promosso in Serie A. Un traguardo per il quale Barney fu celebrato da tutti, società, giocatori e tifosi, a tal punto da farlo diventare un’icona senza tempo. Anche grazie a lui, il Napoli aveva avuto uno stadio in cui disputare le partite e vincere il campionato.
Poche settimane dopo Barney tornò alla vita di tutti i giorni e nonostante avesse avuto l’opportunità di rimanere in Italia, decisa giustamente di rientrare in Inghilterra per stare vicino alla famiglia. La sua carriera calcistica proseguirà: giocare con le maglie di Reading, Bristol City, Grimsby Town e Oxford United, prima di ritirarsi a soli 35 anni.
La sua love-story con la città di Napoli, però, non era ancora finita: nel 1992, quando si sposò, decise di passare la sua luna di miele proprio a Napoli. Al suo ritorno, fu accolto come un eroe e fu invitato allo stadio dal presidente Ferlaino, che lo fece trattare come un re e gli permise di assistere alla partita contro il Milan in programma nel weekend. Il giusto ringraziamento per un uomo che, quasi solo con le sue forze, aveva permesso alla società di ripartire dopo la guerra.
Vic Barney è morto nel maggio del 2006, all’età di 84 anni, ma la sua figura e le sue gesta faranno per sempre parte della storia dell’esercito britannico e della città di Napoli.